"Swinesong": la sesta, raffinata prova del genio dei Malnàtt

MALNÀTT – Swinesong

Gruppo: Malnàtt
Titolo: Swinesong
Anno: 2015
Provenienza: Italia
Etichetta: Il Male Production
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TRACKLIST

  1. Discordia
  2. Min8auro
  3. Sleipnir, Il Progresso
  4. Jormungand, L’Euroboro
  5. Mjöllnir
  6. Huginn & Muninn
  7. La Lancetta Di Longino
  8. Piramide
  9. Teschio
  10. L’Occhio Sinistro Di Odino
  11. Il Sigillo Del Gastronomicon
  12. Terra Cava
  13. Sol
  14. Vota Cthulhu
DURATA: 39:15

Il progresso lineare della storia è un mito che ormai è stato smontato, così come dovrebbe esserlo anche quello della crescita economica infinita, impossibile su un pianeta dalle risorse limitate. In ambito musicale invece abbiamo appurato tante volte come l’energia primordiale sprigionata da una giovane band abbia prodotto capolavori assoluti, mentre in seguito esperienza e maturazione non abbiano portato gli stessi risultati qualitativi. Ragionando sul piccolo mondo del black metal che seguo più da vicino, provate a pensare a quanto fatto dai poco più che ragazzini Emperor con In The Nightside Eclipse e dall’intero Inner Circle nei primi anni Novanta.

Porz e la sua creatura Malnàtt paiono essere però una delle classiche eccezioni che confermano la regola: ignorati da tanti agli esordi, svalutati come semplice band parodia del black metal nel corso del tempo, i bolognesi sono stati protagonisti di una crescita artistica esponenziale, in particolare con gli ultimi due album (La Voce Dei Morti e Principia Discordia), che nemmeno il sottoscritto avrebbe immaginato. Oggi questo percorso di maturazione è culminato nel nuovo disco intitolato Swinesong, un compendio di come si dovrebbe suonare metal estremo in maniera intelligente, personale ed efficace nel 2015.

Swinesong è un disco ecologico, che ti spara in faccia quanto ha da dire (molto) senza allungare il brodo, senza sprechi; come fosse grindcore. È una fonte continua di sorprese, che spazia a trecentosessanta gradi fra i generi più disparati, trascendendo il black-folk metal da sempre marchio di fabbrica del gruppo, fino ad arrivare allo spiazzante intermezzo electro-ebm di “Teschio”; come un folle complesso avantgarde. È dotato di un tiro trascinante, di una energia coinvolgente e contagiosa; come nella migliore tradizione heavy metal.

È anche un album colto, nel quale Porz-Helios Pu alterna i registri concettuali, giocando con la lingua, una materia (non neutra) che plasma la realtà: se vuole può infamare i ritardati che ci circondano, utilizzando soltanto parole che iniziano con la lettera “a” (“Jormungand, L’Euroboro”), mentre ci costringe a interrogarci costantemente sui temi trattati (conoscenza, memoria, coscienza della morte), utilizzando alcune figure della mitologia norrena come metafore, ma riadattate alla modernità. Il tutto con la raffinatezza degna di una band progressive.

Il ricco bagaglio culturale dell’artista emiliano gli permette inoltre di accostare folclore nordico e poetica futurista all’interno di “Sleipnir, Il Progresso”, in una sorta di nuova avanguardia sincretica rivolta al presente. Difatti abbiamo a che fare con un’opera politica e di critica sociale, che è un pugno nello stomaco poiché analizza alcune storture di questo mondo e ci ricorda lo schifo di cui sono imbevute le nostre esistenze (“La Lancetta Di Longino”): sangue e merda per tutti indiscriminatamente; Cristo sulla croce così come Hitler nel suo bunker o il Che nella foresta hanno fatto tutti una brutta fine; neanche parlassimo di hardcore!

Ascoltando Swinesong comunque non potrete mai deprimervi, perché l’istrionico Porz non vuole passare per un moralizzatore serioso e non ha smesso di essere un giullare di corte medievale, capace di raccontare la (triste) verità celata sotto una coltre di umorismo nero e risate. Si parte dall’omaggio al Suino nel titolo e dalla copertina autocelebrativa (vi ricordano qualcuno la testa rasata e il folto baffo?), per arrivare ai canti tibetani interpretati da un cinghiale nella tribale “Il Sigillo Del Gastronomicon” e alla stanza [che] non ha più pareti di Gino Paoli, ora divenuta il labirinto di “Min8auro”; una divertente citazione in stile Elio E Le Storie Tese.

Scorgendo i crediti dell’opera, non posso fare a meno di notare ed elogiare l’enorme e splendido contributo compositivo e chitarristico di Mort — all’anagrafe Simone Lanzoni (già cantante degli In Tormentata Quiete e con un doppio ruolo negli Eva Can’t) — che rivela un gusto melodico pregevole e grande eclettismo stilistico. La sua è stata un’aggiunta fondamentale per trasporre lo stile camaleontico di Porz in musica, sublimando una miscela finale di impossibile catalogazione ma eccellente qualità.

Swinesong è stato annunciato come il testamento musicale di Malnàtt dopo quindici anni di vita, perciò la conclusiva “Vota Cthulhu” assume un valore maggiore, quasi profetico: i senatori del Kali Yuga hanno già chiuso la partita e ce l’hanno infilato in quel posto per l’ennesima volta, mentre noi — eterni inconsapevoli — ci affanniamo a erigere recinti videosorvegliati in preda a crisi xenofobe, in una Italia derelitta. Per fortuna però il Porco Divo e la sua cricca ci sollevano il morale nell’ora dell’Armageddon: non abbiate fretta, la nostra sorte è già segnata, però c’è tempo per gustarsi un’ultima portata.