MARKGRAF – Markgraf
Da un posto come la Foresta Nera (in Germania) non potremmo che aspettarci della musica nerissima, violenta e incazzata, se non altro per tenere fede al nome del luogo. E proprio da quella zona (più precisamente dalle città di Baden-Baden e Karlsruhe) arrivano i Markgraf, al debutto discografico con il loro album omonimo. Il progetto è formato da musicisti underground giovani ma già con un discreto background alle spalle, dal momento che il batterista (peraltro ex-Mystic Circle) milita negli Stealth (heavy metal) insieme al cantante-chitarrista Ódio, il quale ha anche una creatura war metal chiamata Corpo. Lo stesso Ódio è la mente che si cela dietro alla Blutrausch Propaganda, l’etichetta che ha pubblicato Markgraf, cosa che lo rende praticamente un’autoproduzione, a conti fatti.
In un certo senso, le coordinate stilistiche del disco sono state già anticipate, dal momento che i Markgraf racchiudono parte delle influenze dei citati Stealth e Corpo. Ódio tra l’altro è di origine brasiliana, e anche questo aspetto potrebbe spiegare (almeno parzialmente) come mai i Nostri prendano spunto pure dalla scena di Belo Horizonte degli anni ’80 (in particolare primi Sarcófago e Holocausto). Viene dunque da immaginarsi un crudelissimo black-death metal che lambisce i territori del cosiddetto war metal; e qui rientra l’esperienza dei Corpo, i quali però virano su territori più estremi e vicini a noise e power electronics. Difatti è così, anche se l’aspetto più crudo e oscuro della proposta dei Markgraf viene parzialmente mitigato dagli elementi heavy, riscontrabili nella ricerca di melodie e accordi maggiormente riconducibili al metal tradizionale, oltre alla presenza di un ottimo groove nei passaggi più cadenzati. Probabilmente Markgraf gode anche di una fruibilità maggiore grazie alla durata di appena mezz’ora, lunghezza giusta se si considera la violenza della proposta, quantomeno in certi punti.
Questo mix, di per sé già originale e interessante, viene ulteriormente reso singolare dall’interpretazione vocale di Ódio, debitrice dei primi Master’s Hammer. Le urla del vocalist appaiono dunque particolari e immediatamente riconoscibili, dandoci quasi l’impressione di essere una banshee col suo caratteristico lamento proveniente dai boschi. Proprio a tal proposito ci riallacciamo al tema della Foresta Nera, dal momento che i testi si rifanno al folklore locale. Basti pensare che ogni titolo cita una leggenda della città di Baden-Baden, e ciascuna leggenda è rappresentata da un affresco nella Trinkhalle (letteralmente: sala da bere) locale dipinto da Jakob Götzenberger (1802-1866). Gli affreschi in realtà sono quattordici, dunque non è escluso che le otto leggende restanti verranno decantate dai Markgraf nei prossimi lavori. A proposito, Markgraf in tedesco significa margravio (o marchese) ed è un riferimento al marchese Jakob, protagonista della leggenda di Fremersberg (che, nel mito, è il nome del monastero che Jakob dona a due eremiti che lo salvano). Per concludere l’excursus storico e ricollegarlo al disco, la copertina (firmata da un importante artista visuale nella scena metal, lo slovacco Dávid Glomba) è una reinterpretazione del dipinto relativo alla leggenda di Burkart Keller Von Yburg, sempre presente nella Trinkhalle di Baden-Baden nonché nome della traccia che apre l’album.
Quello dei Markgraf è un disco decisamente peculiare, con una fantasia notevole per quanto riguarda sia i temi trattati sia l’approccio sonoro. Sebbene radicato in una matrice prettamente old school, la sua freschezza resta intatta e rappresenta pertanto un esempio su come fare qualcosa di relativamente nuovo poggiando, al tempo stesso, su basi consolidate. Niente male per questi tedeschi all’esordio!