MARTYRDÖD – Elddop
Gruppo: | Martyrdöd |
Titolo: | Elddop |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Svezia |
Etichetta: | Southern Lord Recordings |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 46:43 |
I Martyrdöd sono una fonte infinita di godimento! Gli svedesi ci avevano lasciato con un "Paranoia" che ho letteralmente macinato e si sono ripresentati con un successore, "Elddop", che a quanto pare ha tutta l'intenzione di fare la stessa identica fine.
Il bello del quartetto scandinavo è che non hai nessun bisogno d'immaginare come il disco potrebbe suonare, sai già cosa ti verrà schiantato contro e ne sei contento. Sì, la proposta nel corso degli anni tendenzialmente si è imbastardita ancora di più, facendosi influenzare con maggiore insistenza dalle derive doom e rock, ma non è mai scesa a patti con la becera fruibilità da commercio. I loro lavori fanno di muscoli, adrenalina, sudore e alcol il proprio credo. E quest'ultimo non fa di certo eccezione.
Le bastonate in schiena rifilateci con "Synd", "Slav Manual", "Tentakler" e "Mer Skada Än Nytta" vengono in parte mitigate dal melanconico incedere di "Martyren" e dalle venature spiccatamente melodiche classicheggianti di "Varningens Klockor", ma quando incroci poi pezzi bignami come "Prästernas Tid" e l'acida "Steg" capisci che proprio nulla è cambiato. Infatti per quanto il suono possa aver ricevuto in un paio di circostanze delle efficienti levigature, i Martyrdöd sono i soliti mattatori che non si complicano la vita e ai quali non passa neanche per la testa di farlo. Se la giocano sul semplice, ottenendo sempre il migliore dei risultati possibili e il primo episodio del disco, "Nödkanal", è probabilmente quello che potrebbe permettervi d'inquadrare al meglio la situazione attuale della band a trecentosessanta gradi, dato che in sè racchiude le doti caratteriali, compositive e dinamiche.
In questo battesimo del fuoco (è questo il significato del titolo "Elddop") l'unica traccia che prende, seppur in minima parte, le distanze dal resto del lotto è l'aggiuntiva "Under Skinnet", nella quale viene messa a riposo la concitata e aspra ugola di Mikael Kjellman per far posto a quella femminile di Kajsa Grytt, sicuramente più evocativa e dolciastra, che fa uno strano effetto ipnotico udire poggiata su di una base alquanto lineare.
"Elddop" è un lavoro ben suonato e prodotto. Sotto questo aspetto il velo di sporcizia che attanaglia i brani è perfetto ed è ciò che ci si aspettava dai Martyrdöd, una delle realtà che in maniera inequivocabile si è ritagliata un posto d'onore all'interno della scena crust e d-beat grazie soprattutto alla personalità che ha permesso loro di dare al proprio operato una marcia in più. È questa la differenza fra chi ama e segue un genere suonandolo e interpretandolo anche bene e chi ne diventa un leader. Al momento gli svedesi sono da considerarsi infatti come delle guide, uno degli ascolti fondamentali per gli appassionati, ai quali anche stavolta toccherà mettere mano al portafoglio. L'acquisto del disco in questione è di quelli immancabili.