MENEAPNEONTES – Promachos | Aristocrazia Webzine

MENEAPNEONTES – Promachos

 
Gruppo: Meneapneontes
Titolo: Promachos
Anno: 2015
Provenienza: Grecia
Etichetta: MurdHer Records / Satanath Records
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TRACKLIST

  1. Promachos
  2. Molon Lave
  3. Sons Of The Greeks
  4. Talos
  5. Eleley
  6. Alexandros
  7. My Earth My Water
  8. Typhoeus
  9. Omnymi
  10. Raise The Aspis
  11. Roupel
DURATA: 51:25
 

Il mondo ellenico possiede da sempre un fascino tale da irretire anche l'universo del metal, uno degli esempi più noti è certamente quello degli Iron Maiden che celebrarono Alessandro III di Macedonia con il brano "Alexander The Great" nel 1986. Alle nostre latitudini gli Holy Martyr glorificarono lo spirito guerriero di quei popoli nello splendido "Hellenic Warrior Spirit" (2008), mentre qua su Aristocrazia Webzine trattai in prima persona i non indimenticabili Insidead, proprio in concomitanza con la crisi economica greca e il rischio di uscita dall'UE del paese (2013). Stavolta è il turno dei greci Meneapneontes.

"Promachos", nome col quale si indicavano i soldati della prima linea della falange, è il debutto del duo composto da Vasilis (basso e voce) e Takis (chitarre e seconde voci), rilasciato lo scorso anno da Murdher Records e Satanath Records. Le undici tracce pescano a piene mani dal black metal epico dei connazionali Rotting Christ, certamente senza la stessa raffinatezza, sciorinando un riffing che flirta col death metal melodico (con vari passaggi in assolo) e una predilezione per le andature moderate e cariche di groove ("Typhoeus"). Ovviamente non mancano le inserzioni acustiche della tradizione greca, a calarci nel contesto storico-culturale, come accade in "Alexandros", sempre pregevoli. Il cantato invece alterna scream e growl, entrambi abbastanza chiari nello scandire le parole ma poco inclini a seguire il corso della musica per la loro natura monolitica, il supporto fornito dagli sparuti cori puliti si rivela perciò efficace ("Eleley"); la pronuncia dell'inglese qua e là non è perfetta.

Una caratteristica peculiare del disco è quella di evitare il raggiungimento di picchi emotivi con sussulti pregni di pathos, preferendo mantenere una tensione epica strisciante e continua basata su una ritmica piuttosto compassata. Ne risulta un'opera massiccia e quadrata, che fatica a spezzare a dovere questa rigidità per colpa di una sezione ritmica non all'altezza, in particolare nelle accelerazioni. La programmazione troppo lineare della drum machine (almeno così mi pare) impedisce quei cambi di passo che sarebbero stati vitali per completare i pezzi.

I testi pescano a piene mani dalla mitologia e dalla storia antica greca, trattando della Battaglia di Maratona o citando a ripetizione le Termopili e i celeberrimi trecento. La lingua inglese si alterna con costanza al greco, essa presenta uno stile abbastanza classico per il metal e per le tematiche relative al valore e alla guerra (almeno agli occhi di un non esperto di lingue), ma una buona caratterizzazione fornita dalla menzione continua di luoghi, concetti ed elementi della tradizione greca. La sola "Roupel" rappresenta una parziale eccezione, trasportandoci in epoca moderna già dal rumore dei bombardamenti iniziali, per raccontare della resistenza che l'esercito greco oppose all'invasione nazista della Jugoslavia all'inizio dell'aprile 1941, di cui il forte Roupel fu appunto un simbolo, vista come una nuova battaglia delle Termopili.

In conclusione, "Promachos" è un buon biglietto da visita, perché mostra pregi e difetti dei Meneapneontes in modo cristallino: da un lato abbiamo buone melodie, fierezza guerriera e frangenti in cui scapocciare convinti, dall'altro la necessità di una migliore cura negli arrangiamenti, di maggiore dinamismo per i comparti di batteria e voce, oltre che di una personalità più spiccata. A ogni modo, i miei colleghi italiani e internazionali sono stati meno inflessibili nel giudizio, promuovendo a pieni voti il disco, perciò ascoltatelo e giudicate in prima persona.