Metator - Akocedakor

METATOR – Akocedakor

Gruppo: Metator
Titolo: Akocedakor
Anno: 2019
Ristampa: 2020
Provenienza: Spagna
Etichetta: Blood Fire Death
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TRACKLIST

  1. Sound Of Dark Matter
  2. Akocedakor
  3. The Unexpected Beauty Of Deformity
  4. Suprema Agonía
  5. Kea
  6. Interlude
  7. I La Foscor Lil Va Cobrir Els Ulls
  8. Intro
  9. Reencarnado En Tormenta
  10. Kannabykon
  11. Cabalgando Los Torbellinos
  12. Fraktalizer
  13. Bomber [cover Motörhead]
DURATA: 42:12

Sul conto dei Metator non c’è molto da dire: attivi dal 2004 al 2010 con il nome di Akocedakor, sotto il quale pubblicano un lavoro intitolato Afronta Tu Destino… Observa Tu Intestino (2006), nel 2015 cercano di reinventarsi. Diventati Metator, impiegano però altri tre anni a pubblicare la demo Philosophic Death Metal, segno che il processo creativo per loro sembra procedere a rilento; purtroppo non è possibile reperire molte notizie sulle ragioni di tanta lentezza. Per fortuna, l’uscita dell’album Akocedakor non ha necessitato delle stesse tempistiche, tanto che oggi possiamo ascoltarlo grazie alla ristampa fatta da Blood Fire Death, che ha salvato questo lavoro dal baratro dell’autopubblicazione del 2019.

La musica dei Metator presenta un certo grado di sofisticazione: per quanto la produzione non sia affatto brillante, il brutal death proposto appartiene al filone più meccanico, prono a tecnicismi, cambi di tempo frastornanti e pig squeals. La band è partita dai suoni sordidi e lerci della musica estrema e ha alzato lo sguardo verso l’alto, nella direzione di galassie lontane e orrori sconosciuti al di là della nostra comprensione. A livello tematico però questo paragone regge solo in parte: se alcuni brani menzionano di fatto la terribile vastità dello spazio come fonte di ispirazione, il leit motiv sembra invece avvicinarsi di più a temi storici e a una concezione filosofica improntata al determinismo. Tuttavia, a essere sinceri, i testi sono scritti per la maggior parte in spagnolo (con qualche frammento in basco e catalano), e solo una parte in inglese, di conseguenza non credo sia il caso da parte mia di entrare troppo nel dettaglio basandomi soltanto sui risultati di Google Translate.

Tornando quindi al contenuto, la formula dei catalani non appare incredibilmente complessa, specie se confrontata alle peggiori follie di cui questo genere è stato capace, ma al contempo butta sul tavolo alcuni spunti che testimoniano la volontà di cominciare a ritagliarsi un proprio spazio. Sebbene si arrivi a metà di Akocedakor con idee anche troppo chiare su quanto accadrà da lì in avanti, la formazione spagnola si impegna nel tentativo di non farci mancare qualche idea musicale efficace, e tutto sommato credo di preferire alcuni pezzi piazzati ad album già avviato, come “Suprema Agonia” e “Kannabykon. Purtroppo Akocedakor tende a non variare troppo la sua formula ed è un peccato, dato che i punti di partenza per un’evoluzione in questo senso ci sono. All’interno di quasi tutti i brani, infatti, si possono trovare momenti dove l’approccio meccanico caro alla band degenera nella violenza del grindcore, oppure si apre a parentesi di oscurità black davvero eleganti, accompagnate anche da synth che rendono il lavoro nel suo complesso più accessibile. Quest’ultimo aspetto appare abbastanza evidente se si confronta il contenuto di questo album con quanto proposto da formazioni prossime a un suono meccanico e violento.

La chiusura di Akocedakor è affidata alla cover di “Bomber” dei Motorhead, alquanto sui generis: se il brano di Lemmy e compagnia è ancora riconoscibile, appare comunque filtrato dall’approccio degli spagnoli che lo trasformano in un grumo di caos e urla. Sinceramente, non so cosa pensare di questa versione, di sicuro però non è per tutti i palati. Se in fin dei conti la apprezzo come rivisitazione, mi domando se non sia un po’ di troppo nel contesto di una scaletta che, pur non essendo troppo lunga, mette già in chiaro ciò che aveva da dire nei minuti precedenti.

Detto ciò, riconosco che nel complesso il debutto dei Metator è un album con una direzione stilistica chiara e diversi momenti interessanti. Si tratta solo di lasciare tempo agli spagnoli, per vedere se rifinendo le asperità saranno in grado di fare il salto di qualità.