MIDNIGHT ODYSSEY – Shards Of Silver Fade
Si sta facendo un gran parlare, nei salotti buoni del metallo underground, del ritorno di Dis Pater a nome Midnight Odyssey. Dopo quel capolavoro di “Funerals From The Astral Sphere”, l’Australiano era atteso al varco: pretenziosità e hybris o prima tappa di un percorso vero e proprio? L’abbandono dei suoi altri due progetti The Crevices Below e Tempestuous Fall con la sorta di testamento che fu “Converge, Rivers Of Hell”, giustificata con la volontà di concentrarsi sul solo Midnight Odyssey, era un primo segnale di cambiamento, certo, specialmente alla luce delle dichiarazioni precedenti che lo volevano al lavoro su altri progetti. Da allora però sono passati ancora due anni di pressoché totale silenzio (giusto una traccia su uno split), dunque la curiosità di vedere cosa bollisse nella pentola del Nostro era tanta.
Partiamo dall’aspetto più evidente: “Shards Of Silver Fade” è un disco lungo. Lunghissimo. Infinito. Di quelli che devi prendere le ferie per ascoltarli, per portare a termine tutte le sue due ore e ventitré minuti (!) di registrazioni. La seconda, inevitabile considerazione è che centoquarantatré minuti di musica sono divisi, oltre che — inevitabilmente — su due cd, solamente in otto brani; significa (non-)canzoni dai quattordici ai ventidue minuti circa. È dunque lampante come l’album, per sua stessa natura, non brilli per fruibilità, anzi, se “Funerals From The Astral Sphere” era un disco abbastanza pesantuccio e nella lunghezza trovava il suo più grande limite, “Shards Of Silver Fade” amplifica oggi questo problema dieci, forse cento volte. Eppure Dis Pater è riuscito, ancora una volta, a dare alle stampe uno dei dischi più belli dell’annata in corso.
Due affermazioni apparentemente contrastanti, eppure assolutamente coerenti parlando di Midnight Odyssey: quanto più i brani si allungano, si dilatano, si amplificano, tanto più Dis Pater riesce a esprimere cose all’interno degli stessi. Laddove il precedente era un album fondamentalmente black metal a tinte atmosferiche, oggi etichettare allo stesso modo “Shards Of Silver Fade” sarebbe non solo riduttivo, ma anche probabilmente erroneo. Dis Pater ha deciso di far confluire tutte le sue diverse influenze, ispirazioni e sperimentazioni all’interno del suo progetto principale, abbandonando tutte le altre vie: ne consegue inevitabilmente che Midnight Odyssey, da uno dei tre sentieri intrapresi contemporaneamente dal polistrumentista australiano, è divenuto la sola e unica strada maestra, lastricata di tutto ciò che prima componeva percorsi separati.
Alla luce di tutto questo, i sei minuti di introduzione della monumentale “From A Frozen Wasteland” non stupiscono, così come non stupisce l’enorme influenza dei Dead Can Dance e del genere darkwave in generale sull’intero lavoro (ma il Nostro non aveva mai fatto mistero di questa sua passione e già nell’intervista di quattro anni fa citava la band di Brendan Perry tra le sue maggiori influenze), né il definitivo abbandono della forma canzone in favore di vere e proprie opere. Il nucleo pulsante di Midnight Odyssey è oggi più in espansione che mai, assolutamente libero da qualsivoglia limitazione o costrizione e questo potrebbe far storcere il naso a moltissimi. Lo stesso black metal è solo una delle molteplici venature di “Shards Of Silver Fade” e bisogna aspettare quasi un quarto d’ora prima che compaia qualche nota di chitarra zanzarosa e ancor di più perché arrivi il primo blast beat: fino ad allora sintetizzatori, spoken word, tastiere e paesaggi sonori quanto più cosmici possiate immaginare. Certo, i Darkspace rimangono una forte influenza, soprattutto nel suono della chitarra, il fatto è che la chitarra in questo album può benissimo non comparire per decine di minuti, salvo poi tenerci compagnia per il successivo quarto d’ora dipingendo i più classici scenari black metal.
Dis Pater questa volta si è superato, tanto in termini quantitativi come qualitativi, e “Shards Of Silver Fade” è l’espressione massima tanto del suo (unico?) difetto — la mancanza di sintesi — quanto dei suoi (innumerevoli) pregi, dall’abilità compositiva alla dimestichezza con un’intera gamma di generi e umori, passando per il completo travalicamento di qualsiasi confine. Il suo prossimo album potrà tornare verso lidi già battuti, continuare su questa stessa strada o prenderne una completamente diversa e mantenersi comunque coerente con la crescita del progetto. Midnight Odyssey è ora nello spazio più profondo, il suo unico limite l’orizzonte dell’esplorazione.