Mike Patton/Jean-Claude Vannier, la combo che non ti aspetti

MIKE PATTON & JEAN-CLAUDE VANNIER – Corpse Flower

Gruppo: Mike Patton & Jean-Claude Vannier
Titolo: Corpse Flower
Anno: 2019
Provenienza: U.S.A. / Francia
Etichetta: Ipecac Recordings
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TRACKLIST

  1. Ballade C.3.3
  2. Camion
  3. Chansons D’Amour
  4. Cold Sun, Warm Beer
  5. Browning
  6. Hungry Ghost
  7. Corpse Flower
  8. Insolubles
  9. On Top Of The World
  10. Yard Bull
  11. A Schoolgirl’s Day
  12. Pink And Bleue
DURATA: 43:15

Iniziare a parlare di un disco definendolo il più atipico recensito su queste pagine sarebbe un grosso azzardo, dato che di roba strana su Aristocrazia ne è passata. Tuttavia, possiamo tranquillamente affermare che Corpse Flower, l’ultimo lavoro di Mike Patton, rientra in questa categoria. Dopo i Faith No More, dopo il bel canto italiano e l’hardcore punk, l’istrionico californiano ha unito le sue forze a quelle di Jean-Claude Vannier, che a proposito di composizione e arrangiamento una o due cose le sa: da colonna del pop d’autore francese negli anni ’70 alla musica d’avanguardia, è noto principalmente per il suo contributo ai dischi di un’altra anima turbata, quella di Serge Gainsbourg.

Il seme che germoglierà e diverrà nel tempo questo fiore cadavere viene piantato proprio in occasione di un concerto tributo al cantautore francese a cui sia Patton che Vannier partecipano nell’ormai lontano 2011. Un incontro da cui è scaturita una collaborazione a distanza portata avanti per anni, a suon di bozze e idee rimbalzate da un capo all’altro dell’oceano — i musicisti coinvolti si dividono tra il gruppo “Los Angeles” e quello “Paris” — che trovano la loro forma finale in un’opera accattivante e variegata. D’altronde basta anche un rapido ascolto della produzione di Vannier per capire come la sintonia con Patton non sorprenda più di tanto: la vena avanguardistica del compositore parigino accoglie a piene mani l’estro del collega, che per quanto riguarda l’aspetto lirico e canoro esplora quasi tutto il suo repertorio.

Iniziando alla grande con l’ottima “Ballade C.3.3”, con il testo tratto da La Ballata Del Carcere Di Reading di Oscar Wilde, Corpse Flower saltella qua e là da brani che sembrano concepiti per una colonna sonora (altro campo esplorato in lungo e in largo da Vannier) a episodi in cui fanno capolino le tendenze più bizzarre delle due personalità coinvolte, sia in termini di liriche che di musica. “Chansons D’Amour” fa fede al suo romantico titolo con un’atmosfera d’altri tempi, “Insolubles” richiama alla mente ipotetiche scene drammatiche d’annata, lungo i boulevard francesi; gli affezionati alla produzione più classica di Patton troveranno grandi gioie in “On Top Of The World”, brano che non sfigurerebbe su un disco dei Faith No More, in cui il cantante unisce un fascinoso crooning all’irriverenza nella scelta delle parole («If I get on top of the world / I’ll take a shit right down on this earth»). L’altro lato della medaglia riserva invece pezzi più audaci, come la dissonante “Cold Sun Warm Beer”, con soluzioni al limite dell’assurdo che trovano la loro massima espressione in “A Schoolgirl’s Day”: tre minuti e mezzo di inquietante crescendo in cui viene descritta minuziosamente la giornata tipo di una scolaretta, con la componente musicale via via più ricca e articolata con l’avanzare delle ore del giorno, fino a un inaspettato finale.

Come spesso capita, i grandi lavori arrivano senza particolari proclami: ideato da due artisti tanto diversi e allo stesso tempo simili e caratterizzato da una prova strumentale ineccepibile, Corpse Flower esce quasi in sordina in questa seconda metà di 2019, e trasuda classe da tutti i pori. Siamo sicuri che riuscirà a farsi strada con decisione nelle fatidiche classifiche di fine anno, quantomeno in quelle di più ampie vedute.