MINAS MORGUL – Nebelung
Prosegue la più che ventennale carriera dei Minas Morgul, una carriera portata avanti con stabilità e affidabilità tutte teutoniche nonostante uno status rimasto molto di nicchia. Sette album all’insegna di un black metal piuttosto canonico ma sempre a regola d’arte hanno portato a questo Nebelung, giunto a due anni di distanza dal precedente ottimo Heimkehr.
Il primo elemento che notiamo è un cambio di formazione non trascurabile. Il gruppo passa dall’essere un sestetto a un quartetto, rinunciando alle tastiere e affiancando ai veterani Berserk e Saule un nuovo chitarrista, Alboîn, già ammirato come mastermind degli Eïs, e soprattutto un nuovo cantante/bassista: Stef, già live vocalist per i ben più folkeggianti Finterfrost.
Una pregevole introduzione di archi atmosferici crea il caratteristico mood di oscurità barbarica da sempre presente nelle canzoni dei Minas Morgul e lancia la title-track a cui spetta il compito di mettere in chiaro le coordinate dell’album. Un black metal canonico e fortemente legato ai dettami old school che non disdegna richiami alla scuola death della vicina Polonia (la band viene da Francoforte sull’Oder), perfetto per l’headbanging, forte di una produzione che pur mantenendo un sound grezzo riesce a lasciar spazio a tutti gli strumenti, va rimarcato il fatto che il basso sia spesso intelligibile, a differenza di tanti prodotti low-budget del genere in cui le frequenze più basse vengono impastate dalle chitarre.
Il black metal è noto per avere un sottobosco ricchissimo ma spesso ridondante di dischi tutti simili tra loro. Nebelung ce la mette tutta per ergersi sopra la massa e a mio orecchio ci riesce. La voce di Stef oltre a fornire il canonico screaming porta anche un contributo di voce pulita dal sapore folk tipica del suo background, mentre le canzoni spaziano su un repertorio particolarmente ampio, non disdegnando momenti quasi heavy-thrash sovrapposti a melodie in tremolo particolarmente epiche.
I punti più degni di nota dell’album sono le canzoni in cui i Minas Morgul si staccano dalla formula più canonica per esplorare i confini sonori della loro proposta. “Ritual” è un brano proto-black che risente di espressioni quali i primissimi Moonspell, “Morast” è particolarmente ricca di melodie di scuola svedese, ma senza scadere nel trito e ritrito clone dei Dissection, mentre la conclusiva “Lethargie” presenta un interessante uso della chitarra pulita associata ai blastbeat ottenendo un effetto onirico non troppo lontano da certi Emperor dei primi tempi. La palma di brano migliore di Nebelung spetta a “Inter Stellas”: un raro esempio di quello che potrebbe essere un lento black metal con chitarre pulite e cantato in sottovoce, inframezzato da velocissime sfuriate con intrecci di tremoli minacciosi ed evocativi.
Nebelung non è un capolavoro e probabilmente non scriverà la storia del genere, ma personalmente trovo che il black metal sia piagato da migliaia di album drammaticamente carenti e comunque irrilevanti, e quando si ha voglia di un po’ di buon vecchio male sonoro il cercare nuove proposte è impresa non da poco. In questa cornice, i Minas Morgul sono una graditissima conferma, un’esecuzione da manuale del perfetto black metal su cui potete virare con la certezza che troverete pane per i vostri denti.