MOANAA – Passage
Descent era un bel disco. Passage è un disco bellissimo. I Moanaa potranno non essere la formazione più originale della scena post-metal e avere qualche limite (il cantante Rafał Kwaśny nelle parti sporche non riesce a convincermi in pieno, la sua voce è più roca che profonda), ma che espressività, ragazzi! Che voglia di buttare fuori tutto. Che gusto nello scrivere musica. Che ispirazione.
Le sezioni post-rock e post-metal ancora una volta si sposano alla perfezione. Verrebbe da dire che le prime hanno quasi superato le seconde e che i Polacchi sono definitivamente salpati verso i lidi dei vari Explosions In The Sky e (soprattutto) God Is An Astronaut, se non fosse che poi all’improvviso riparte un riffone enorme alla Cult Of Luna e siamo da capo. Rispetto al debutto, la segnalazione più evidente è quella della perdita di uno dei due cantanti, lasciando tutto nelle mani, o meglio nell’ugola, del buon Rafał, che se è vero che non possiede un timbro particolarmente profondo, è altrettanto vero che soffre ogni sillaba con sentimento e in ogni verso mette tutto se stesso, garantendo anche una buona versatilità.
Solo passi avanti negli ultimi due anni, una crescita graduale e costante che, viste le premesse già di ottimo livello, non stupisce affatto. Davvero, in Descent è tutto ottimo, non si riesce a trovare nulla che non sia al suo posto: i brani sono lunghi, eppure filano via che è un piacere tra un riff e un loop e una melodia e un blast beat e un urlo soffertissimo. In men che non si dica è un’ora che il cd gira nello stereo.
Giustamente i ragazzi per questo secondo album hanno trovato nella valida Arachnophobia un’etichetta che supportasse i loro sforzi e li aiutasse a uscire dal mare magnum delle autoproduzioni. C’è da augurarsi che i Moanaa riescano a fare il salto e a farsi notare il più possibile. Per gli amanti del post-metal più atmosferico e intimista, quello dei Moanaa è un nome su cui puntare obbligatoriamente.