MOANAA – Torches
Gruppo: | Moanaa |
Titolo: | Torches |
Anno: | 2019 |
Provenienza: | Polonia |
Etichetta: | Autoprodotto |
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TRACKLIST
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DURATA: | 25:49 |
È già qualche anno che sono convinto che i Moanaa siano una delle formazioni più giuste e ispirate del giro post-, più o meno da quando l’autoprodotto Descent (2014) mi entrò sottopelle per non uscirne più. Il nuovo EP del gruppo di Bielsko-Biała non fa che corroborare ulteriormente la mia tesi, nonostante nei tre anni che separano Torches dal suo predecessore la band polacca sia cambiata profondamente.
I tre brani che i Moanaa hanno pubblicato in questa occasione danno tutta l’idea di essere una sorta di prova del nove per controllare che tutto funzioni, perché dall’uscita di Passage (Arachnophobia Records, 2016) il chitarrista, fondatore e principale compositore Łukasz “cHooDy” Kursa è rimasto solo con il cantante Rafał “K-vass” Kwaśny, e ha dovuto ricostruire il progetto dalle fondamenta dopo l’abbandono di secondo chitarrista, batterista e bassista, gli ultimi due entrambi membri della lineup originale del 2009. Dev’essere stato un duro colpo, e una situazione del genere probabilmente spiega l’assenza della formazione dagli studi per oltre tre anni, per ripresentarsi solo con un EP da due brani inediti e una cover.
Virgolette d’obbligo, perché in realtà Torches dura quasi mezz’ora, e non solo i due pezzi partoriti da cHooDy sono ottimi, ma i Moanaa riescono a tirare fuori qualcosa di buono persino dai Placebo. La cover di “Without You I’m Nothing” mette in mostra tutte le capacità camaleontiche di una formazione in grado di passare da un genere all’altro con una naturalezza incredibile. Il brano alt-rock originale parte in downtempo, con una voce femminile qui rivisitata dal cantante ospite Jakub Radomski (che di questo EP è anche ingegnere del suono e il cui timbro è molto simile a quello di Marco Soellner dei Klimt 1918), per poi alzare il tiro e inacidire il suono delle chitarre; i polacchi ricalcano l’andamento lento del brano originale, ma a metà trasformano tutto in una mattonata post-metal dritta nei denti, con l’urlo roco di K-Vass carico di disperazione in ogni singolo verso.
Il sound che rendeva i due album precedenti delle piccole perle è ancora tutto lì: arpeggini post-rock infiniti, riff post-metal grossi come capannoni, l’alternanza tra voce pulita e sporca e una base atmosferica trasognata e malinconica. Tutto gestito con perfetto tempismo, con grande sensibilità, tutti gli elementi piegati alle necessità delle singole canzoni, che si tratti di una cover di un brano da classifica o dei quasi tredici minuti di “Red”. Il gusto che il quintetto dimostra anche questa volta, nonostante tre nuovi membri in formazione, mi lascia assolutamente senza parole.
Dopo aver preso le misure sui palchi della Polonia aprendo a gente del calibro di Rosetta e The Ocean tra il 2017 e il 2018, Torches è servito ai Moanaa per mettere nero su bianco il potenziale della nuova lineup, a rodarne i processi di scrittura e registrazione. È andato tutto bene, addirittura meglio di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Adesso ci vuole un album.