Monovoth - Monovoth | Aristocrazia Webzine

MONOVOTH – Monovoth

Gruppo: Monovoth
Titolo: Monovoth
Anno: 2022
Provenienza: Argentina
Etichetta: Trepanation Recordings
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TRACKLIST

  1. The Key
  2. Ulcerated And Ablazed
  3. Servants
  4. Tace Dolorem
  5. Hands
  6. Laesura
  7. Cerro Sangre
DURATA: 32:10

Quest’anno è già la seconda volta — dopo gli Ysyry Mollvün — che mi occupo di un progetto metal argentino. Un fatto abbastanza insolito, se pensiamo che il Paese sudamericano, terra dei vari Diego Armando Maradona e Lionel Messi, non è proprio famosissimo per il metal. Eppure, il movimento underground dell’Argentina è fertile e fiorente, e proprio in questa ottica va inserito il disco di esordio di Monovoth, enigmatica one man band che possiamo catalogare come drone-doom metal.

Ora, dicendo drone-doom e considerando il moniker del progetto, verrebbe spontaneo pensare a un monolite sonoro imperscrutabile, astratto e difficile all’ascolto. Monovoth sicuramente conserva alcune di queste caratteristiche, subendo certamente il fascino di alcune delle band drone-doom più famose, su tutte Sunn O))) e Khanate. Eppure, già a un primo ascolto, si capisce come la creatura del polistrumentista argentino Lucas Wyssbrod vada ben oltre l’esercizio di stile e la pura imitazione.

Tanto per cominciare, Monovoth è un album molto personale, nel senso più letterale di questa espressione. Per usare le parole dello stesso Lucas Wyssbrod, il bisogno di questa espressione musicale nasce da «un’esperienza catartica in cui sono stato in grado di evocare quasi tutto ciò che intendevo: dalla parti ambient più dolci e tristi fino alle parti più opprimenti, l’intenzione era fin dall’inizio di creare un panorama musicale che risuonasse sia nella tristezza che nei territori della fantascienza, fungendo in un certo senso da colonna sonora per la copertina». Una tale dichiarazione di intenti fa onore al musicista, che dunque si propone di mettere in musica un qualcosa di vissuto: pur essendo un progetto strumentale (al di là di qualche intermezzo recitato), la personalità riesce a spiccare. Il lavoro si dimostra tecnicamente impeccabile, con suoni ben scelti e congegnati e una buona perizia in sede di songwriting.

Oltretutto, sebbene la dicitura drone-doom metal sia quella che meglio sintetizza l’opera, non riassume l’intera ricchezza di idee e influenze dell’argentino. Al fianco delle parti drone-ambient e delle pesanti schitarrate doom metal (così lente che quasi lambiscono territori funeral doom), subentrano infatti dei momenti molto vicini al death metal, resi espliciti da un paio di brevi episodi dove Monovoth utilizza addirittura la tecnica del blast beat (un po’ alla Disembowelment, per fare un paragone), oltre a sezioni dissonanti che potrebbero ricordare dei Gorguts al rallentatore. In tutto ciò, forse la vera bravura di Lucas sta nel far confluire tutte queste influenze e dar loro il senso di forma canzone. Se si destrutturano i brani, si potrà infatti apprezzare un certo andamento progressivo nelle tracce, dove i break drone (o ambient) e le parti più tendenti al death metal sono incastonate alla perfezione. A questo, vanno aggiunti i contributi azzeccati di alcuni ospiti (quasi tutti connazionali, a eccezione dello statunitense Andrew Notsch) che inseriscono synth, chitarre acustiche, mandolino, andando ad arricchire ulteriormente il sound dell’album.

Il giudizio dell’esordio su lunga distanza di Monovoth, dunque, non può che essere piacevolmente positivo. Lucas Wyssbrod ha idee di qualità, e riesce ad attingere da varie tradizioni amalgamandole tra loro in un modo molto interessante. Resta il fatto che il progetto argentino è estremamente underground (uscirà il prossimo 7 ottobre per Trepanation Recordings in appena 70 copie: 50 CD e 20 cassette), ma per quanto sentito meriterebbe un’esposizione mediatica maggiore. Per crescere ancora e arrivare a un pubblico più vasto, evidentemente, c’è tempo…