MUR – Brutalism
Nel 2019 la Francia ha dato una prova di forza non indifferente nel sempre più affollato panorama del black metal europeo, con un contributo significativo firmato proprio dalla Les Acteurs De L’Ombre, che nel corso di tutto l’anno ha dispensato bordate di male senza pietà, i Mur sono una di queste. Autore di un solo EP omonimo nel 2014, il sestetto parigino — che vanta un ex dei Glorior Belli e dei Today Is The Day (anche se per un brevissimo periodo) — torna a farsi sentire sulla lunga distanza con Brutalism, un disco dal titolo affatto minaccioso.
La musica dei Mur è un onestissimo mix di black metal dissonante, tempi dispari e hardcore, per un risultato che riproduce idealmente i canoni del brutalismo in architettura: i volumi robusti, l’imponenza e la ruvidità della materia grezza. Una primordialità post-moderna che convince e non convince, perché per quanto i transalpini padroneggino i generi di cui si fanno alfieri con una buona tecnica e un suono davvero corposo, faticano a imporre un stile personale proprio a causa della compattezza, dell’omogeneità della loro proposta. Brutalism suona come un muro di cemento che ci piomba addosso, fa male, questo sì, ma è un male dal quale non traiamo alcuna lezione: il comparto testuale, infatti, tende ad appiattirsi sulle frasi fatte, con periodi che vanno raramente oltre le cinque, sei parole. «What is knowledge? / Facing the feeling / Signal zero / Absence / What is knowledge? Absence / Time is obsolete»: e insomma sì, belle schegge di comunicazione in salsa Meshuggah, lapidarie, ma quando ci fai un disco intero di quasi cinquanta minuti il rischio è l’indigestione, soprattutto se il tuo songwriting tende a ripetere più o meno le stesse formule.
Brutalism è un album piuttosto uniforme, quindi, dal quale non emergono brani in particolare, ottimo per sfogare un po’ di rabbia repressa, ma anche per quest’attività le alternative non mancano. Per chi non vuole alcun compromesso e cerca spigoli, magari col tondino di ferro a vista. Siete avvisati.