N’HASH – Birthday Attack
«N'Hash è il decoder dell'iperinformazione contemporanea, programmato e hackerato dal producer e polistrumentista Marco Nascia. In informatica un algoritmo di hash è un processo che elabora dati grezzi di qualsiasi mole, restituendo una stringa univoca di numeri e lettere. N'Hash decodifica il nostro caos e ce lo restituisce in potenti e raffinate stringhe sonore, per condurlo a ballare con noi.»
Ho voluto rubare le parole di presentazione direttamente dalla pagina Bandcamp del progetto del palermitano Marco Nascia, perchè altrimenti il mio entusiasmo avrebbe preso il sopravvento; sappiate solo che il sottoscritto è programmatore di professione, nonché per passione, e quando vede certe tematiche inserite in un contesto musicale ha reazioni di cui non vale la pena parlare in questa sede.
Bando alle ciance, "Birthday Attack" — oltre ad essere una tipologia di attacco crittografico — è il titolo di un lavoro che si discosta molto da quanto siamo abituati a trattare su queste pagine: ci troviamo infatti in territori puramente elettronici, nello specifico nel mondo IDM ed EDM. Nelle sette tracce contenute nel disco N'Hash si destreggia tra Dubstep e Drum'N'Bass, sfruttando percussioni e linee di basso possenti, includendo inoltre ritmiche di stampo Breakbeat e un interessante uso di influenze esterne: il sapore fortemente mediorientale di "Kryptic Militant", la cupa ambientazione Jazz di "TV Talks" e la collaborazione Electro-Punk con i colleghi Your Noisy Neighbors in "All My Friends Are Guns" dimostrano l'interesse dell'artista nelle sperimentazioni in ambienti esterni a quelli strettamente legati al progetto; leggendo la biografia di Marco, appare evidente che la sua cultura musicale non sia affatto limitata al mondo elettronico.
Va detto comunque che il Nostro se la cava egregiamente anche quando sceglie di giocare in casa, alternando qualche momento dalle atmosfere tetre e vagamente industriali a fasi più aggressive dalla dinamicità variegata con una buona capacità di cambiare registro in continuazione, come dimostrato ad esempio in "Message Digest" e nella titletrack. L'accompagnamento di sintetizzatori e manipolazioni elettroniche varie è inoltre supportato in qualche occasione da elementi acustici, come accade nell'incipit di "Sixty"; da menzionare anche "Rip.It.Up.", non solo per le percussioni metalliche iniziali, ma soprattutto perché — giusto per accontentare i nostri lettori — fa uso nel finale di una poderosa chitarra elettrica.
La produzione ottenuta negli studi di Almendra Music in collaborazione con Naiupoche (al secolo Luca Rinaudo) è la ciliegina sulla torta di un lavoro che risulta godibile in tutta la sua durata e che ci permette di conoscere un artista dalle indubbie potenzialità. Dopo avervi raccontato del Black Metal campano, ci fa altrettanto piacere notare che il Mezzogiorno è attivo anche in altri ambiti musicali. Ottimo debutto, attendiamo sviluppi futuri.