NADIR – The Sixth Extinction
Ho scelto di scrivere un articolo su "The Sixth Extinction" dei Nadir, dopo un primo ascolto superficiale. Doom misto a Death Metal: intrigante. Poi la realtà virtuale mi sorpassa. Cercando più informazioni in rete, trovo gli attributi Deathcore, Doomcore e Metalcore.
Nadir è un termine corrente nella scena ungherese, poiché il gruppo nasce già nel 1993 con il nome di Dark Clouds, usato fino al 2004. Il primo lavoro di lunga durata composto nella veste di Nadir esce nel 2005; con "The Sixth Extinction" ci troviamo in mano dodici anni dopo il settimo della serie. Il quintetto, escludendo minimi cambiamenti di squadra quasi d'obbligo, è rimasto stabile durante gli anni.
Possiamo dire altrettanto dello stile suonato? Se i Nadir prima giocavano con sonorità Hardcore, oggi tornano per così dire sui passi intrapresi nella loro prima vita da Dark Clouds. Questi suonavano note Death-Doom in stile Cathedral, con un accento Hardcore. La voce si è adattata a questo flashback e presenta ora timbri più Death, confacenti al genere. Dopo tanti anni di esperienza musicale, una formazione trova solitamente il suo equilibrio stilistico. I Nadir sembrano essere una di quelle proverbiali eccezioni a conferma della regola.
Alcune canzoni su "The Sixth Extinction" sono buoni esempi di (quasi) Funeral Doom, interrotti da corte accelerazioni, altre possono essere tranquillamente catalogate sotto l'etichetta Hardcore, mentre altre ancora contengono entrambi. Ciò mi lascia a volte un po' perplesso, perché mi sembra di ascoltare una sorta di Dr. Jekyll & Mr. Hyde sonoro. Insomma, "The Sixth Extinction" è un concept album in cui è arduo trovare il capo del filo di Arianna. Mi pongo dunque una domanda: in quale direzione vogliono dirigersi concretamente i Nadir? Dovremo attendere il prossimo disco per ottenere, forse, una risposta.
Postilla: la Satanath Records presenta un prodotto molto curato. Il libretto si può spiegare fino a trovarsi fra le mani la copertina in formato poster. Il dischetto in ottica vinile è un cosiddetto «pit-art CD», con il lato inferiore decorato a laser.