Napalm Death - Apex Predator - Easy Meat

NAPALM DEATH – Apex Predator – Easy Meat

Gruppo: Napalm Death
Titolo: Apex Predator – Easy Meat
Anno: 2015
Provenienza: Regno Unito
Etichetta: Century Media Records
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TRACKLIST

  1. Apex Predator – Easy Meat
  2. Smash A Small Digit
  3. Metaphorically Screw You
  4. How The Years Condemn
  5. Stubborn Stains
  6. Timeless Flogging
  7. Dear Slum Landlord…
  8. Cesspits
  9. Bloodless Coup
  10. Beyond The Pale
  11. Stunt Your Growth
  12. Hierarchies
  13. One-Eyed
  14. Adversarial / Copulating Snakes
DURATA: 40:04

Dopo tre anni dall’ultimo LP, alcune ristampe e una serie di singoli, i Napalm Death martellano alla nostra porta con Apex Predator – Easy Meat. Qualcuno di voi si ricorda del 2013 e delle mille persone perite nelle macerie di una fabbrica in Bangladesh? Barney Greenway afferma nell’intervista data a una grande piattaforma nordamericana di aver ricevuto l’input per comporre il disco da quel triste fatto. La copertina e il titolo sono i primi messaggi politici. L’essere umano, predatore in cima alla piramide alimentare, proprio per non dover predare e forte della sua posizione, produce cibo in quantità a prezzi stracciati: carne fresca per l’Uomo a spese dell’umanità.

Il gruppo mostra ancora una volta la sua maestria nel produrre preludi elaborati. La litania iniziale si trasforma con lo scorrere dei minuti in un ritmo simile all’Haka neozelandese e apre la strada alla ferocia di “Smash A Single Digit”, la seconda traccia. I progressi fatti con gli ultimi tre lavori sembrano ricollegarsi alla tecnica e rabbia di “Enemy Of The Music Business”, rinforzandosi con l’aggiunta di arrangiamenti più ricercati come quelli death in “Beyond The Pale”. Il risultato? Apex Predator è diventato un disco granitico. Il quartetto sforna rabbiosi ritmi da rompicollo come quelli di “Cesspits” oppure della brutale e immensa “Stunt Your Growth”, ma lascia anche un attimo di respiro con la resinosa “Dear Slum Landlord”. La squadra di Shane Embury rispolvera ritornelli e scale, ma le ridipinge con lacche multicolori rendendole molto fresche e attuali. Proseguendo nell’ascolto, scoprirete ancora di più: tocchi industrial, accenni ai Possessed, molte idee vocali di Barney o gli inusuali cori semi-melodici nella thrasheggiante “Hierarchies”.

Dopo oltre trent’anni, i Napalm Death sono temibili come mai! Apex Predator è cangiante ma costante nella sua aggressività, carico di pezzi variegati e già ora un candidato per la mia Top 5 di quest’anno.