NAUTHIK – Araganu
Cose che possono capitarti quando scrivi di metallo: band funeral doom tedesca che pubblica un concept album ispirandosi a un testo poetico antifeudale scritto in Sardegna nel 1794 da Francesco Ignazio Mannu, durante i moti rivoluzionari sardi contro la monarchia sabauda. Su patriottu sardu a sos feudatarios (il patriota sardo ai feudatari), conosciuto colloquialmente per il suo incipit Procurade ‘e moderare (cercate di frenare), che nel 2018 è diventato inno ufficiale della Regione Sardegna, costituisce infatti l’ossatura lirica di Araganu (uragano, sempre in sardo), il primo album del trio di Colonia Nauthik.
Una fonte d’ispirazione singolare, ma lo sappiamo che là fuori è pieno di metallari curiosi e studiati, talmente studiati e filologicamente rigorosi da lasciare il testo in sardo, sebbene in giro esistano traduzioni anche in tedesco. Araganu è un vortice di sessantacinque minuti di funeral doom che si è rotto il cazzo del dispotismo, di quello che invece di ruotare attorno alla morte in senso lato pensa a quella dei tiranni, ma non prima di spaccare loro la faccia. Granitico e primitivo come l’assolata Sardegna, quest’album è un compendio di riff massicci e mazzate tra i quali si insinuano melodie antiche e ventose e la voce collerica di Plorator. Poco esistenzialismo e molta coscienza di popolo soprattutto nella prima e più corposa parte del disco, la più funeral e paradossalmente anche la più arrabbiata, a riprova della duttilità di un genere dai tempi così dilatati eppure solido e intransigente. La lotta di classe e nel contempo patriottica dei Nauthik, superato l’intermezzo strumentale, segna una leggera virata sul death e una conseguente discesa del minutaggio medio: “Caelus”, “Terra”, “Ignis” e “Leviathan” suggellano la poetica furibonda del trio tedesco con bastonate old school e una voce, se possibile, ancora più convincente.
La sorpresa che non ti aspetti dalla Germania e da un sottobosco settario come quello del funeral doom, bravi Nauthik e brava Auric Records a dare spazio a una realtà del genere. Un tempo imparavamo la storia guardando i cartoni animati, adesso lo facciamo ascoltando il metallo del destino.