NECROPHOR – Reborn | Aristocrazia Webzine

NECROPHOR – Reborn

 
Gruppo: Necrophor
Titolo: Reborn
Anno: 2017
Provenienza: Svezia
Etichetta: Sliptrick Records
Contatti:

Facebook  Soundcloud

 
TRACKLIST

  1. Chaos Undivided
  2. Where Dreams Come To Die
  3. God Of War
  4. Betrayed
  5. Ascension
  6. Anguish
  7. Legion
  8. Pain
  9. Blood Sacrifice
DURATA: 46:11
 

Innanzitutto mi dispiace di fallire su un argomento di categoria nerd, lettori di Aristocrazia: purtroppo non conosco il mondo di Warhammer, a cui sembra fare riferimento il soldato nella copertina di "Reborn" né tanto meno so se il nome Necrophor abbia qualcosa a che fare con quell'ambientazione o se questa sia una tematica trattata nei testi.

Posso dirvi però ciò che ho compreso ascoltando "Reborn", cioè che i Necrophor provengono dalla Svezia e sono fedelissimi alla scuola black metal della loro terra. Forse anche troppo, a dire il vero. Il primo ostacolo che ho riscontrato è stato proprio a causa di questo particolare: dagli arpeggi alle sezioni più pesanti, dalle melodie ai blast beat, tutto rimanda senza ombra di dubbio alle grosse band del genere e da lì non ci si sposta mai.

Questa opinione, pur non essendo errata, risulta un po' superficiale e non rende giustizia al contenuto di questo debutto. Alla fine, i Necrophor ci offrono spesso brani ben composti, inseriti in una scaletta compatta, ma che al contempo scansa sovente la monotonia. La produzione è cruda, il suono è minaccioso come una nube malevola che si abbatte sull'ascoltatore, tuttavia il tentativo di differenziare i brani si sente: c'è spazio per momenti più rocciosi come "Where Dreams Come To Die", per quelli più melodici ed accattivanti tra cui spiccano "Betrayed" e "Legion" e per qualche sparuto assalto frontale focalizzato sui blast beat, come la conclusiva "Blood Sacrifice", che chiude il disco con la sua coda piuttosto riuscita.

Nessun pezzo è un capolavoro. Anzi: in mezzo ci sono anche un paio di riempitivi, ma è un qualcosa di perdonabile. Hernik Eriksson imposta spesso il suo scream su registri alti, però è nelle occasioni dove si fa più grave e sfiora il growl che la sua interpretazione ottiene un certo fascino.

Siamo onesti con i Necrophor: se l'ascoltatore ha anche una minima infarinatura di ciò che è venuto fuori nel campo del metallo nero dalla Svezia, si troverà in una situazione molto familiare; detto ciò, "Reborn" rimane soprattutto un lavoro che ha dei punti di forza che lo rendono quantomeno piacevole all'ascolto. Mi aspetto, però, che con i prossimi lavori avvenga una certa maturazione.