Neo Inferno 262 - Pleonectic | Aristocrazia Webzine

NEO INFERNO 262 – Pleonectic

Gruppo: Neo Inferno 262
Titolo: Pleonectic
Anno: 2023
Provenienza: Francia
Etichetta: Necrocosm
Contatti: Instagram  Spotify
TRACKLIST

  1. 4.0.4.2.6.2
  2. Sexes
  3. Disrupted Resurrection
  4. Cyclopyrrolones
  5. Digital Warfare
  6. Pleonectic
  7. Death is Overrated
  8. Bleak Revolution
  9. Of Angels And Silicon
DURATA: 50:36

A volte la vita riserva coincidenze inspiegabili. Un paio di mesi fa ero nel mezzo dell’immersione per la restrospettiva sul mondo industrial black metal, e nella carrellata si succedevano diverse meteore durate uno o due album di culto per svanire nel nulla. I Neo Inferno 262 rientravano in pieno in questa categoria avendo pubblicato un solo disco, Hacking The Holy Code, senza dare il minimo seguito all’impatto generato da un lavoro così visionario. Nemmeno il tempo di chiudere la retrospettiva e dal nulla la rete si è popolata di segni rinascita del progetto, con tanto di nuova grafica e singoli apripista.

Dal 2008 non è stata scalfita l’attitudine del progetto francese a ignorare gli aspetti più classici nella presentazione di una band: nessuna foto dei componenti, nessun accenno a produttori e studi di registrazione, le uniche informazioni sui componenti sono reperibili online ma non proprio in bella vista. Rispetto al debutto non abbiamo più a che fare con quattro “Ministeri”, bensì con un mastermind, A.K., che sappiamo militare in altre formazioni prettamente black metal come Merrimack e Vorkreist ma anche in una realtà molto più variegata come i notevoli Decline Of The I. Intorno ad A.K. orbitano una serie di ospiti dalla scena estrema transalpina tra cui spiccano NRK e Saint Vincent dai seminali Blacklodge, già citati nella suddetta retrospettiva.

Pleonectic riprende il topos già delineato quindici anni fa e porta il discorso su un livello più concreto e preciso: la pleonexia è il termine che definisce il desiderio compulsivo ad avere sempre di più. Citata come causa degli eccessi del consumismo e di tanti mali della società occidentale, qui assume il ruolo di forza primordiale che alimenta un Moloch tecnologico che ha preso controllo di ogni aspetto della civiltà. La dittatura orwelliana di Hacking The Holy Code si è evoluta inglobando l’iconografia totalitaria di entrambe le ali estreme della politica novecentesca, sbattuta in faccia all’ascoltatore tramite inquietanti immagini di una propaganda generata dall’Intelligenza Artificiale corredate da frammenti di slogan scritti in una lingua incomprensibile, come del tutto distaccata da ogni captatio benevolentiae è l’impronta grafica generale: la Macchina è presidente, re e Dio, l’approvazione degli ingranaggi umani non è più necessaria.

Musicalmente, Pleonectic riparte da dove eravamo rimasti, una commistione tra black metal e suggestioni elettroniche che spaziano dall’hardcore danzereccio all’industrial, ma mostra un amalgama decisamente migliore e una scrittura più ragionata capace di sfruttare i punti forti di entrambe le fonti. “Bleak Revolution” è una devastante mazzata capace di coniugare la grandeur epica dei Dimmu Borgir di Spiritual Black Dimensions e la ritmica cadenzata e lisergica trip-hop, mentre “Digital Warfare” riprende gli aspetti più folli di Hacking The Holy Code quali la doppia cassa a velocità sovrumane e l’uso di campionamenti accelerati fino a perdere ogni somiglianza con l’originale.

Dove però A.K. riesce a raggiungere il capolavoro è in “Sexes”, di gran lunga pinnacolo dell’album, che apre come una canzone lounge con un synth a imitare un sensuale sax per poi alternare parti death-black e sequenze elettroniche degne del miglior Rhys Fulber, il tutto senza negarsi una malinconica sezione d’archi affine al mood dei nostrani Dark Lunacy. Interessanti e molto ben fatte anche le tracce completamente elettroniche “Pleonectic” e “Of Angels And Silicon”, che mettono a dura prova anche gli impianti audio più carrozzati e ci danno conferma che i Neo Inferno 262 maneggiano ormai alla perfezione il manuale di entrambi i generi di provenienza.

Pleonectic è un opus pesante, ragionato e rifinito fin nei dettagli. Chi ha adorato lo spirito un po’ casuale di Hacking The Holy Code potrebbe perfino trovarlo troppo rifinito, ma è la testimonianza della vitalità di un sottogenere spesso negletto ma quanto mai attuale in un’epoca di AI, alienazione e automazione.