NERVE SAW – Peril
È un periodo in cui in redazione arrivano cose death metal brutte al punto giusto, tipo l’esordio dei finlandesi ma globalisti Nerve Saw. Nel 2010 il buon Markus Makkonen, già negli intellettuali Sadistik Forest, voglioso di dare una svolta ancora più grezza, cruda e debitrice del passato al suo death metal, decide di mettersi in proprio e registra nel 2011 Call Of The Casket, un EP che rimane nel cassetto di un’etichetta innominata e non vede incarnazione discografica prima del 2017, per mano dell’ungherese Old Skull. Nell’arco degli ultimi tre anni, forte di questa riscoperta, Makkonen decide di fare le cose se non per bene comunque meglio: assolda Heikki Matero alle chitarre e l’amico olandese Michael Dorrian — che ha pure un breve passato da chitarrista turnista per i Sinister; quindi vede la luce Peril, il primo album della band.
La passione per il punk e l’hardcore del trentanovenne finlandese trova quindi la sua dimensione nel death metal venato di grezzume e di Dismember (quindi doppio grezzume) che caratterizza il disco. Le chitarre non sono troppo ciccione ma il piglio casinista da vecchi lupi di male c’è, e la mezzora scarsa di Peril scorre che è un piacere; merito della scrittura sporca e scanzonata di Makkonen e del bell’amalgama che ha saputo creare coi suoi compagni di mazzate. «To be! A Fool! To be! A goddamn fool!» ci sbraitano nelle orecchie i Nerve Saw, tanto per chiarire che dalle successive dieci tracce non dobbiamo aspettarci un trattato di sociologia. Dorrian nasce con una chitarra in mano, eppure mena le pelli della sua batteria con una voglia di fare brutto da togliersi il cappello: “The Red Line” ed “Empty Heart” vi aiutano a farvi un’idea; poi c’è “Nails”, con l’incursione solistica di Javier Félez, quello di Graveyard e Teitanblood, che ha curato anche la produzione e il missaggio. Le ultime cartucce hanno un tiro micidiale, tipo “Last Verse For The Buried” che mi fa rimpiangere di non avere più i capelli lunghi, o “The Eye Of The Golem” che spacca perfino le pietre; chiude questo cerchio di death metal punkeggiante la nostalgica “Wolves Of The 80’s”, con una doppia cassa spianata e la voce di Makkonen che graffia come le unghie su una lavagna.
A dare quel non so che di kvlt a questo dischetto si aggiungono l’artwork di Raúl Fuentes (Mörtuus-Art), autore negli ultimi anni di lavori grafici di tutto rispetto, e la succitata produzione di Javi “Bastard” Félez ai Moontower Studios di Barcellona; città che ha fatto da sfondo alle registrazioni di Peril proprio durante le manifestazioni indipendentiste del 2019, tanto per essere pànc. E bravi Nerve Saw.