NERVOCHAOS – The Art Of Vengeance | Aristocrazia Webzine

NERVOCHAOS – The Art Of Vengeance

 
Gruppo: Nervochaos
Titolo: The Art Of Vengeance
Anno: 2014
Provenienza: Brasile
Etichetta: Cogumelo Records
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TRACKLIST

  1. The Harvest
  2. For Passion Not Fashion
  3. The Devil's Work
  4. Betrayed
  5. From Below And Not Above
  6. Blood Ritual
  7. Rotten Moralism
  8. Shadows Of Destruction
  9. Ghost Of The Past
  10. What Is Dead May Never
  11. The Legacy Is Pain
  12. Lightless [cover Headhunter D.C.]
DURATA: 41:05
 

La formazione dei Nervochaos guidata dal batterista Eduardo Lane è ripartita in quarta: dopo la pubblicazione del quinto capitolo "To The Death" nel 2012, dello split tutto brasiliano intitolato "Panzer Fest" (2013) che la vedeva in compagnia di Command6, Forka, Panzer e Woslom e del cofanetto celebrativo "17 Years Of Chaos" (uscita del 2013 contenente le demo-tape, tracce registrate in sede live e la prima parte del dvd documentario "Warriors On The Road"), nel 2014, ci fornisce nuovo materiale con il sesto album in studio "The Art Of Vengeance". Si tratta di un disco dato alle stampe in formato doppio, troviamo infatti un cd con dodici canzoni e un dvd che ci mette a disposizione la seconda parte dell'esperienza dal vivo citata.

Musicalmente la band bastona alla solita maniera ed episodi come "The Harvest", "Betrayed" e "Blood Ritual" ne sono una chiara prova, stavolta però la scaletta si rivela essere meno omogenea rispetto al recente passato. La brutalità costante — e in parte forzata — messa in mostra nel capitolo precedente viene decisamente smorzata da una prestazione che muta ritmicamente più volte: l'esempio ci viene fornito dalle fasi allentate che aumentano l'enfasi interna di brani, come accade in "The Devil's Work", "From Below And Not Above" e "Rotten Moralism". A condire la proposta non potevano mancare poi quei tratti thrash caratteristici, evidenti in "The Legacy Is Pain", mentre si può percepire un pizzico di death svedese nell'impostazione di "Shadows Of Destruction". A chiusura del disco troviamo infine i Nervochaos impegnati nell'omaggiare la scena a cui appartengono, coverizzando — con buona riuscita — "Lightless" dei connazionali Headhunter D.C. di "…In Unholy Mourning…" (2012).

Il quartetto di São Paulo è ormai rodato, i meccanismi interni risultano essere ben oliati sia in chiave di creazione del riffato, ambito nel quale il cantante-chitarrista Guiller e Quinho sono in grado di offrire una prova compatta, sia per ciò che concerne l'aspetto ritmico, territorio in cui si muove l'accoppiata composta da Eduardo dietro le pelli e Felipe Freitas, evidenziando inoltre una certa crescita nella cura del dettaglio e dell'arrangiamento, entrambi aspetti tenuti in maggiore considerazione nella elaborazione di "The Art Of Vengeance". Del resto è possibile notare come il disco, paragonato ai predecessori, abbia ricevuto una sorte differente anche per ciò che riguarda la produzione: svoltasi presso gli Alphaomega Studios di Alex Azzali in quel di Como, punta su una gamma più pulita e netta di suoni. Il lavoro però si mantiene artisticamente ancorato alla vecchia scuola grazie all'opera grafica di Marco Donida (ascia di Matanza, Hellsakura ed Enterro), che raffigura un'orda di zombie in assetto di sommossa decisamente riconducibile allo stile delle copertine realizzate negli anni Novanta.

Una volta conclusosi "The Art Of Vengeance", i brasiliani ci permettono di venire in contatto con la loro musica eseguita sul palco tramite la visione di "Warriors On The Road Pt. 2". Il dvd contiene le esibizioni nazionali tenutesi nel 2013 presso lo Stonehenge di Belo Horizone, il Roca'N'Roll Festival di Varginha, il Guaru Metalfestival di Guarulhos e il CCJ di São Paulo, oltre a quella presso II Encuentro Cultural Festival in Ecuador. La parte nascosta della vita on the road viene invece sviscerata attraverso un documentario di circa un'ora e mezza, nel quale la band si racconta e ci racconta le esperienze vissute in quel periodo.

I Nervochaos vanno avanti per la loro strada, ce la mettono tutta per garantire all'ascoltatore una buona dose di death metal da inserire nello stereo e — pur con qualche alto e basso — ci sono riusciti anche con "The Art Of Vengeance", a dimostrazione che gli operai specializzati del genere sono sempre pronti a dire la propria.