NERVOCHAOS – To The Death
Gruppo: | Nervochaos |
Titolo: | To The Death |
Anno: | 2012 |
Provenienza: | Brasile |
Etichetta: | Cogumelo Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 42:44 |
I brasiliani Nervochaos tornano a farsi vivi con l'uscita del quinto disco intitolato "To The Death", a distanza di due anni dall'ultima pubblicazione, "Live Rituals", recensita dal sottoscritto. La formazione è da inserire fra le veterane della scena sudamericana, avendo ormai oltre tre lustri di attività. Il batterista e leader Eduardo Lane ne gestisce la situazione e la proposta che va avanti a botte di coerenza e sostanza, da lui non si può pretendere il nuovo che avanza, ma una solida prestazione death metal che sferri pesanti mazzate una dietro l'altra. Partendo proprio da questa premessa, mi sono approcciato all'album con la consapevolezza che le martellate non sarebbero mancate, tenendo perciò in considerazione che ogni aggiunta sarebbe stata un guadagno per l'orecchio.
Una volta inserito il cd nello stereo, vengo da subito accontentato dall'iniziale "Mark Of The Beast", dotata di una struttura semplice, diretta, priva di fronzoli, schietta come un pugno in faccia e con un ritornello che si fa canticchiare piacevolmente, rimanendo in testa:
Let him strike, let him brake
Let him give, let him make
Let him rise, let him pace
Let him bring, let him trace.
Già dalla seconda traccia "Sheep Amongst The Wolves" ci si rende però conto che i Nervochaos forzano troppo, puntando esclusivamente sulla muscolarità dei pezzi. Non c'è nulla di male in questo, resta il fatto tuttavia che col trascorrere del tempo emerge la presenza di una omogeneità d'intento che per alcuni potrebbe risultare deleteria. Eppure "To The Death" contiene canzoni apprezzabili come l'accoppiata composta da "Gospel Of Judas" e "The Exile", caratterizzata da uno sviluppo che si potrebbe paragonare a un parto gemellare data la similarità anche per quanto concerne l'efficacia (inoltre nella seconda citata spicca l'assolo dell'ex Obituary Ralph Santolla, chiaramente d'impronta tutt'altro che death metal), "Hate", nella quale il basso di Felipe Freitas viene particolarmente valorizzato (a dire il vero all'interno del disco questo strumento subisce un trattamento che oserei definire di favore e finalmente lo si può sentire come si deve) e la più cupa nell'atmosfera "Wolves Curse". Queste per il sottoscritto bastano a dare un senso alla prova. La band è ancorata alla tradizione e gli influssi thrash sono sempre lì a ricordarlo, siamo dinanzi all'ennesimo anello di una catena che mantiene la sua robustezza intatta.
La prova di Guiller dietro al microfono, per quanto basilare nell'attentare l'udito con il suo growl, è riuscita; sia lui che Quinho dimostrano di avere gran dimestichezza con il genere, dando vita a un lavoro di chitarra ben fatto, mentre il buon supporto offerto in chiave solistica dai numerosi ospiti — oltre al già citato Santolla troviamo infatti Zhema Rodero dei Vulcano, Antonio Araújo dei Korzus, Jão dei Ratos De Porão e Cherry degli Hellsakura, autori degli assoli rispettivamente in "Wolves Curse", "Mark Of The Beast", "Sheep Amongst Wolves" e "Gospel Of Judas" — si è rivelato funzionale allo svolgimento delle tracce, così come del resto è funzionale l'operato in chiave ritmica di Eduardo e Felipe, rodati e compatti, con il batterista che sa come fare il fabbro quando serve.
Cosa manca a "To The Death"? Quei due o tre brani che facciano davvero la differenza. Per quanto prestante e massiccio, l'impatto si appiattisce di passo in passo ed è un peccato considerando l'esperienza e le buone qualità insite nei Nervochaos. Nel caso in cui però necessitaste di una botta di vita sul momento, un ascolto di questo tipo vi tirerebbe su il morale, quindi provate a dare loro un'occasione.