NIFROST – Orkja
Gruppo: | Nifrost |
Titolo: | Orkja |
Anno: | 2021 |
Provenienza: | Norvegia |
Etichetta: | Dusktone |
Contatti: | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 38:21 |
Abbiamo avuto modo di fare la conoscenza dei norvegesi Nifrost sulle nostre pagine non troppo tempo fa, in occasione della pubblicazione del secondo, notevole lavoro Blykrone, nel quale già era difficile ignorare la differenza dal predecessore, il disco di debutto Motvind. Ecco, se ora dicessi che anche il terzo album Orkja rappresenta un ulteriore tassello nella personale evoluzione dei Nifrost, direi qualcosa di parzialmente inesatto.
Non perché Orkja non abbia dei punti che lo distinguono palesemente dal disco precedente, tutt’altro. Blykrone aveva esplorato territori più cupi, pur facendosi forte di elementi pagan-folk evidenti, sia dal punto di vista musicale che vocale, grazie a intermezzi con voci pulite che ricordavano molto l’altrove citato Myrkgrav. In Orkja invece questi passaggi vocali sono assai ridotti e quando presenti sono permeati da un’atmosfera ben più drammatica, il che rende il disco un capitolo più aggressivo nella storia dei Nifrost. Il punto è che, pur uscendo il 2 luglio 2021, Orkja ha visto la luce già nel 2018, anno in cui è stato scritto.
Dal press kit si legge che la band non immaginava che i temi apocalittici del disco sarebbero stati così calzanti e adeguati all’epoca attuale ed è forse per questo che l’uscita di Orkja è stata posticipata: non vivevamo ancora in un periodo sufficientemente doom. Per nostra (s)fortuna al momento stiamo ancora parecchio inguaiati, quindi quale occasione migliore per approcciarci a un album che prende il nome dall’infame monte conosciuto in Norvegia per le numerose e catastrofiche frane originatisi negli anni d’oro di Jølster, ex comune norvegese oggi parte del comune di Sunnfjord. Non a caso, tale infausta montagna è rappresentata, stilizzata, anche in copertina: osservando attentamente, si intravedono perfino alcuni tratti umani, tra cui un’orbita oculare e parte di una mascella.
Il concept di Orkja affonda dunque le radici in tragedie naturali che si traducono nella morte di ignari innocenti. Rimane da stabilire se sia nato prima lui o il predecessore, quello che è certo però è che i due dischi presentano, come già menzionato, alcune differenze piuttosto importanti. La parte black metal è quella dominante in Orkja, mentre Blykrone manteneva un equilibrio piuttosto stabile tra pagan e black: ciò non sorprende, se pensiamo che l’album precedente era incentrato su miti ed eroi nordici, mentre qui parliamo letteralmente di morte e distruzione. Ci sta dunque che il mood generale sia meno folkloristico e più oscuro.
Non sorprende nemmeno il fatto che Orkja non solo abbia una maturità diversa, ma sia pure un ottimo disco. I temi impegnativi e drammatici sono trattati dai norvegesi con una padronanza e capacità invidiabili. Trattandosi in fin dei conti di un concept, è difficile citare i brani che più saltano all’orecchio, essendo tutti strettamente connessi tra loro da un unico filo conduttore, tuttavia quello che più sorprende nell’immediato è sicuramente “Nauden”: già dalle prime note si capisce che stiamo per ascoltare qualcosa di diverso sia da Blykrone che da Motvind. Non mi aspettavo un’opera del genere, lo ammetto, soprattutto per la poca distanza temporale che la separa dalla precedente. Credevo che mi sarei imbattuta nel degno prosieguo delle mitiche saghe nordiche, invece non ho avuto ragione e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Orkja, mi si perdoni la scelta di parole forse poco felice, è un lavoro travolgente e intenso, che consacra il nome dei Nifrost tra quello dei giganti del genere, in particolar modo in patria. Questa terza uscita è la conferma che possiamo aspettarci grandissime cose dalla band, magari verremo perfino sorpresi con il nuovo materiale prima del previsto. Immagino che non ci resti che tenerci al passo.