NOEKK – Waltzing In Obscurity
«Adventures of the soul
reflected in images of nature
— a dream sequence.»
Sembra davvero che i Noekk abbiano ballato nell’oscurità, al riparo da occhi indiscreti, in questi quasi undici anni di silenzio interrotto solo nel 2018 con la pubblicazione di Carol Stones And Elder Rock, un EP che pur seminando buone idee e un ritrovato gusto per le atmosfere folk che avevano contraddistinto il debutto The Water Sprite non lasciava presagire un ritorno in grande stile. Invece un ritorno c’è stato, e pur con un certo ritardo vale proprio la pena di parlarne.
L’antefatto è l’incontro, nel 2009, tra Thomas Helm (che per chi non lo sapesse canta nel coro della Bayerische Staatsoper) e Peter Wolfgang Kassell, un collega col quale ha in comune un insegnante di musica; proprio per questa coincidenza i due diventano amici, nonostante la differente formazione e i diversi interessi. I Noekk sono fermi da un po’ e Thomas non sente lo stimolo per scrivere nuova musica finché, nel 2017, Kassell (che da ora in poi chiameremo PWK, esattamente come si firma) gli invia il testo di una sua poesia, Pan. È l’inizio di un sodalizio che in breve tempo propizia l’uscita del succitato EP, nel quale i testi di PWK prendono una forma musicale per la prima volta, e spiana la strada a Waltzing In Obscurity.
Con Waltzing In Obscurity siamo davanti a un’opera d’arte nel senso più completo possibile: c’è la musica, che ricordo così ispirata solo ai tempi di The Water Sprite, ci sono le parole (di un romanticismo moderno) e i dipinti di PWK (lavori di espressionismo astratto che corredano il bellissimo digibook edito da Prophecy Productions). L’unione di questi talenti — è bene che vi ricordi che batteria, chitarra elettrica e basso sono sempre appannaggio di F.F. Yuggoth (Markus Stock per il fisco tedesco) — ha sprigionato la bellezza di cui possiamo godere fin dalle prime note della title track, in cui un tappeto di tastiere viene scalzato da un attacco di batteria di quelli grossi che ci piacciono tanto. In termini di durezza complessiva questo disco si inserisce tra la morbidezza progressive rock degli esordi e gli afflati doom metal di The Grimalkin e The Minstrel Curse; il minutaggio più contenuto e quindi un ritrovato dono della sintesi contribuiscono a rendere Waltzing In Obscurity un ascolto inaspettatamente semplice nonostante la complessità dei brani e l’eleganza solenne degli arrangiamenti: nei cinque minuti di “Perseus” c’è un mondo, per dire. Pillole di poesia che vanno dritte dove serve, come la suadente “The Mirror” e la più massiccia “The Giant”, in cui la voce tenorile-baritonale di Baldachin duella con la batteria di Yuggoth per poi cavalcarla. “On Summits” ci ricorda che a questi signori piace maneggiare il doom metal senza per questo mettere da parte i fraseggi di tastiera in vena prog ’70, gli stessi che dominano “Mortlach”, “The Windwaker” e “The Secret Beaker” e dialogano con lo spirito folk che aleggia da sempre nella musica del duo tedesco (sono gli Empyrium mica per sbaglio). La chiusura spetta a “The Lily Of Reverence”, il cui inizio movimentato lascia presto il posto a tempi e atmosfere più gotiche e decadenti, che costituiscono il corpo anche della conclusiva “The Poet’s Curse” (traccia presente soltanto nella versione CD), in cui il lirismo prende il sopravvento fino a strizzarci ben bene il cuore.
Sarò sincero, pur avendo sempre apprezzato quel misto di istrionismo e rigore tipico di Baldachin e Yuggoth non mi aspettavo un disco del genere, un disco così bello, perché è questo, in sintesi: bello. Il Noekk è tornato in tutto il suo fulgore magico, saltare in sella e lasciarsi rapire è d’obbligo.