Nordjevel - Gnavhòl | Aristocrazia Webzine

NORDJEVEL – Gnavhòl

Gruppo: Nordjevel
Titolo: Gnavhòl
Anno: 2022
Provenienza: Norvegia
Etichetta: Indie Recordings
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TRACKLIST

  1. I Djevelens Skygge
  2. Of Rats And Men
  3. Satan’s Manifest
  4. Within The Eyes
  5. Gnavhòl
  6. Antichrist Flesh
  7. Spores Of Gnosis
  8. Gnawing The Bones
  9. Endritual
DURATA: 50:53

Il caro vecchio swedish black metal per me è un po’ come l’Ultraviolenza per il compianto A. DeLarge, e Gnavhòl è una bella pinta di latte+. I Nordjevel sono la creatura del cantante Doedsadmiral che al momento vanta in formazione due carri armati del calibro del chitarrista Destructhor (già nelle fila di Morbid Angel, Zyklon, nei colpevolmente misconosciuti Myrkskog e sul palco con i 1349) e il batterista Dominator (noto ai più per aver devastato svariati drumkit con i Dark Funeral). Forti di cotanti nomi, è indubbiamente difficile sbagliare, ma allo stesso tempo le aspettative versi i nostri antieroi si impennano pur in un genere esplorato così a fondo.

I Nordjevel se la cavano benissimo. La opener “I Djevelens Skygge” concede esattamente quindici secondi di respiro, con una introduzione di urla disperate, e poi la tempesta perfetta si scatena, il quartetto scandinavo snocciola una serie magistrale di assalti frontali, pescando a piene mani dalla scuola death-black di Destructhor (e per la cronaca sono abbastanza convinto che la rig sia la stessa dei tempi dei Myrkskog) e svariando con disinvoltura su tutto lo spettro di ritmi del metal estremo svedese. La produzione a cura di Fredrik Nordström (già all’opera con nomi del calibro di Arch Enemy e Dimmu Borgir, ma anche dei nostrani Cripple Bastards) privilegia in particolare il suono del rullante e in generale mette in faccia all’ascoltatore la batteria, dietro alla quale Dominator offre una prestazione tecnica superlativa. Lungo tutti i nove pezzi si alternano sfuriate black, passaggi death pesantissimi e occasionali incursioni nel territorio del thrash metal più violento, il tutto forgiato con una nonchalance tale da far sembrare un’impresa facile riuscire a colpire ancora sotto la cintura dopo più di vent’anni di genere. Da rimarcare le tracce più lunghe e strutturate, “Gnavhòl”, “Spores Of Gnosis” e la conclusiva “Endritual”, che addirittura sfociano in aperture epiche senza bisogno di una briciola di orchestre campionate o altri orpelli.

Per quanto riguarda i testi, anche qui di certo non si inventa nulla. La graziosa e soave ugola del fondatore declama un intero grimorio di blasfemie e dipinge un quadro dopo l’altro, uno più oscuro e grandioso dell’altro. Gli ascoltatori più scafati ormai non saranno smossi di un millimetro da tanta dichiarata devozione al Bafometto, ma va comunque ammirata la capacità di non ripetere allo sfinimento le stesse dieci parole in ordine sparso; vero, cari Setherial? Ammetto colpevolmente di capire ben poco di lingua norvegese, tuttavia arguisco che i tre brani cantati in madrelingua trattino gli stessi argomenti e le formule di rito ci sono tutte.

Riassumendo, i Nordjevel si impongono come un termine di paragone per anni a venire nel genere, sfornando un’opera capace di giocarsela alla pari con mostri sacri come Nightwing dei Marduk o Diabolis Interium dei Dark Funeral. Un must assoluto per gli estimatori del genere, ma anche chi predilige soluzioni più sofisticate potrà trarne soddisfazione.