NORTHERN OAK – Monuments
Gruppo: | Northern Oak |
Titolo: | Monuments |
Anno: | 2010 |
Provenienza: | Inghilterra |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 54:05 |
Ascoltando una buona mole di musica, mi pongo sempre più spesso una domanda: ma certe band come cazzo fanno a essere senza contratto? In alcuni casi mi auguro sia una scelta propria, dovuta alla libertà di poter produrre ed elaborare la musica in modo che nessuno possa metterci becco; purtroppo so che per la maggior parte di loro non è così. Il quesito è tornato prepotentemente a galla dopo aver assaporato per un paio di giorni di fila l'opera dei Northern Oak intitolata "Monuments".
La formazione britannica, di Sheffield per essere precisi, è fautrice di una prova folk-prog metal dalle tinte black ricercata, mai noiosa e soprattutto profondamente radicata nella cultura nazionale. L'album è similare a una storia introspettiva che racconta del legame uomo-tradizione-natura, ciò emerge vivido e accorato nel momento in cui il dolore diviene una guida capace di far superare l'ostracismo del pregiudizio e della modernità a favore di una ricerca nel passato per far affiorare nuovamente le radici che ne hanno tenuto in vita il mito sino ai giorni nostri.
Nel disco ogni singolo elemento ruota e si muove in modo che l'esistenza umana e la sua connessione con la Madre Terra siano in contatto e possano dire la loro. I brani sono veramente ben orchestrati, passando da ritmiche dolciastre e narranti nelle parti più folk a riff metallici colorati di un nero notte, sino a giungere a momenti nei quali si percepisce in pieno la sintonia fra note ed emozione: ciò che ti fa dire amo questo lavoro.
Non sono mai stato un appassionato del panorama folk, eppure negli ultimi due o tre anni ho scoperto tante realtà affascinanti che neanche avevo sentito nominare. queste spesso e volentieri attraverso ricche escursioni sonore in altri stili sono riuscite a far breccia nei miei ascolti ed è successo anche stavolta. Non posso negare che quando sono nella mia stanza e le note di "Gawain" raccontano della leggenda del poema cavalleresco di "Sir Gawain E il Cavaliere Verde" mi sento invogliato ad andare a scoprire di più sull'argomento e v'invito a farlo, poiché il regno di Artù e il simbolismo insito in questa storia sono qualcosa di veramente grande.
C'è l'attimo in cui sei talmente accarezzato dalla leggiadria silvestre di "Silvan Lullaby" che ti lasci andare e viene naturale rilassarsi; altri momenti in cui la narrazione diviene evocativa ("Into The Forest") o appena accennata ("Nivis Canto"); altri ancora che prediligono dar lustro alla componente di matrice black ("Arbor Low" e "The Scarlet Woman"), ma non c'è un solo secondo che vada fuori coordinata o allenti il flusso di un fiume che regola il suo scorrere colmo di bizze, riuscendo a rimanere entro gli argini che lo custodiscono.
"Monuments" è un lavoro caldo e passionale, con un uso affascinante del flauto da parte di Catie "Cerridwen" Williams ed è altrettanto bello quello del piano e delle tastiere, tesi ad aumentare l'impatto emotivo delle canzoni. A dir poco indovinata infine l'apparizione del clavicembalo in "Cerridwen's Round", che dona un che di ancestrale alla traccia.
Non riesco a trovare un vero e proprio difetto all'opera dei Northern Oak, non è sicuramente un disco diretto e deve essere vissuto con il supporto dei testi per avere un'approfondita immersione nel loro mondo. Il libretto informativo composto da sedici pagine è stato curato, sia per colori che per stampa, in maniera professionale e adatta a referenziare la musica con cui condivide il campo. C'è poi da tenere in conto anche il ritratto in fronte creato dal signor Travis Smith (il nome Opeth vi dice qualcosa?) e che fra composizione di fino e una produzione di alta resa abbiamo fra le mani un "Monuments" che si candida fra i consigli d'acquisto immediato.
Chi avesse già avuto il piacere d'imbattersi nei Northern Oak con questo secondo lavoro avrà ricevuto la conferma che andava cercando, gli inglesi sanno il fatto loro e sarà quindi motivato nel dare una chance al disco. Chi invece leggendo queste righe sfrontatamente — lo ammetto, che ci posso fare — infervorate dall'effetto che le canzoni hanno avuto sul sottoscritto abbia trovato un solo minimo spunto per provare a conoscerle non lo faccia morire e vada fino in fondo, la band se lo merita.