Obsecration - Oceanum Oblivione

OBSECRATION – Oceanum Oblivione

Gruppo: Obsecration
Titolo: Oceanum Oblivione
Anno: 2000
Ristampa: 2020
Provenienza: Grecia
Etichetta: Supreme Music Creations
Contatti: Facebook
TRACKLIST

  1. Oceanum Oblivione (Intro)
  2. The Inheritors Of Pain Pt. III (We Are The Chosen Ones!!!)
  3. Marble Jaws Of Oblivion
  4. Grotesque
  5. The Intruder
  6. My Vision And My Dream
  7. I Am An Odious Ghoul
  8. Where The Slime Lives
  9. In The Name Of The Unborn Offspring
  10. My Vision And My Dream [traccia bonus]
  11. I Am An Odious Ghoul [traccia bonus]
  12. Where The Slime Lives [traccia bonus]
  13. The Inheritors Of Pain Pt. III (We Are The Chosen Ones!!!) [traccia bonus]
  14. Grotesque [traccia bonus]
  15. The Intruder [traccia bonus]
  16. Marble Jaws of Oblivion [traccia bonus]
  17. Lycanthropy [traccia bonus]
  18. In The Name Of The Unborn Offspring [traccia bonus]
DURATA: 01:05:39

Con la ristampa di Oceanum Oblivione gli Obsecration hanno perso un’occasione: dare all’album una copertina decente. Non è mia intenzione spendere troppe parole su quello che mi appare un esperimento di Paint dall’esito non proprio felice. La mia insistenza nasce dal fatto che, lo si voglia o meno, la copertina è il primo aspetto di un’opera con cui si viene a contatto, ed è naturale che giochi un ruolo centrale nelle nostre aspettative.

Davanti a una copertina così dozzinale mi aspetterei un lavoro altrettanto dozzinale, ma con gli Obsecration mi sbaglierei di grosso. Il contenuto di Oceanum Oblivione, invece, appare davvero interessante. Se i picchi di creatività non sono certo distribuiti in modo equo all’interno della scaletta, l’album mostrava già all’epoca dell’uscita (anno 2000) di avere qualcosa da dire, specie per quanto riguarda la storia della band. Confrontato con il loro ultimo disco Onward The Mystic Paths Of The Dead che mi è passato tra le mani di recente, presenta enormi differenze. La cosa non deve sorprendere: di fatto l’unico membro in comune alle due opere è il cantante Costas “Dead” V., ultimo sopravvissuto alle numerose sostituzioni nella formazione. Se con l’ultimo album abbiamo visto il thrash-death serrato e martellante prendersi di prepotenza tutto lo spazio, in Oceanum Oblivione questo elemento rappresenta solo una parte — per quanto consistente —  della musica.

La croce e delizia di Oceanum Oblivione  sta nel fatto che la band all’epoca sembrava voler imboccare tante direzioni contemporaneamente: per quanto non manchino alcune scelte forzate, sono dell’idea generale che l’edificio musicale sia abbastanza solido da reggersi in piedi. Immaginate un continuo alternarsi tra il black metal della loro terra, quello che si rifà ai classici dei Rotting Christ, Varathron, Thou Art Lord eccetera, e il thrash-death ottantiano dal tasso tecnico rilevante. Sopra questa base di natura estrema gli Obsecration hanno posato un quantitativo di lead dal sapore neoclassico che mi hanno ricordato quanto fatto dai Wampyrinacht qualche anno fa; in aggiunta sono presenti anche un paio di assoli di tastiera che donano al tutto una spolverata di progressive. Detto questo, lo sforzo della band è fuori discussione: la scrittura possiede un certo livello di complessità e ci sono diversi passaggi di batteria affatto banali. Sebbene non sia completamente certo del fatto che gli Obsecration dell’epoca avessero idee ben definite, dando vita a un suono che per certi versi sa di compromesso, dall’altra parte bisogna notare che buona parte dei brani risulta molto efficace, in particolare il binomio composto da “My Vision My Dreams” e “I Am An Odious Ghoul”.

Va detto, la produzione di Oceanum Oblivione non è all’altezza. La batteria è lontana, leggermente ovattata, mentre le chitarre avrebbero necessitato di un suono più potente, e tutto ciò è un peccato dato l’alto livello della prova strumentale. Tali problematiche riguardano però soltanto l’album in sé e non il resto dei corposi bonus che occupano circa metà della scaletta: il materiale proveniente da diversi promo è già presente in scaletta con una registrazione diversa, talvolta anche migliore; i brani dal vivo invece sono molto penalizzati nella resa sonora, quindi risultano difficili da digerire, il pubblico però appare molto coinvolto.

Gli Obsecration ci hanno proposto un tuffo nel passato, forse guidato da intenti autocelebrativi che non sono fuori posto per una band che ormai ha un certo numero di anni sulle spalle. Qualcuno potrebbe trovare Oceanum Oblivione a tratti dispersivo, io credo piuttosto che gli spunti presentati e l’impegno dei musicisti nel volerli far funzionare siano punti di forza decisivi da non sottovalutare.