Oceana - The Pattern

OCEANA – The Pattern

Gruppo: Oceana
Titolo: The Pattern
Anno: 2021
Provenienza: Italia
Etichetta: Time To Kill Records
Contatti: Facebook  Bandcamp  Instagram  Spotify
TRACKLIST

  1. Hiding Lies
  2. Fall To Silence
  3. Violet
  4. Tragicomic Reality
  5. A Friend
  6. Carousel
  7. A Lament
  8. Spoiled
  9. Atlantidea Suite Part I
  10. The Unforgiven
  11. You Don’t Know
DURATA: 01:02:49

Dare ordine a tutti i pensieri che si accavallano ascoltando il primo album degli Oceana è un’impresa abbastanza complessa, tanti se ne affastellano mentre scorrono le undici canzoni di The Pattern. Prima di tutto, è bello sapere che Massimiliano Pagliuso, vista l’imprevidibilità dei Novembre negli ultimi quindici anni, abbia deciso di tirare fuori dalla naftalina la sua band originale e abbia deciso di rispolverarne e ampliarne il repertorio. The Pattern è formalmente il primo album della formazione capitolina, all’interno del quale trovano spazio brani inediti e i quattro che originariamente componevano l’EP Oceana, del 1996 (qui opportunamente registrati ex-novo), ed è in tutto e per tutto un punto d’incontro tra ciò che il gruppo era a metà anni ‘90, ciò che Pagliuso ha fatto nei venticinque anni intercorsi e ciò che è oggi.

Stando a quanto dichiarato da Pagliuso stesso, l’idea di riprendere in mano gli Oceana è nata in una sera di dicembre 2018, insieme al batterista originale e amico di una vita Alessandro Marconcini. Ai due si è subito aggiunto il secondo chitarrista Gianpaolo Caprino, caposaldo di casa Stormlord, e la formazione si è messa al lavoro sulla musica che sarebbe poi confluita in The Pattern. Per questa opera, Pagliuso ci ha tenuto a dare dei riferimenti ben precisi, dicendo che «l’idea alle spalle del titolo arriva dall’approccio della band a temi come l’universo olografico, la geometria sacra e, in qualche modo, la fisica e la meccanica dei quanti», e in particolare la geobiologia. Il tutto è stato poi liberissimamente elaborato e reinterpretato dal gruppo, che si è lanciato in parallelismi con la società e temi geopolitici, e il risultato è oltre un’ora di musica. Nonostante la frammentarietà del materiale, in parte composto un quarto di secolo fa e in parte recente (e per non farsi mancare nulla accompagnato pure da una cover di “The Unforgiven”), il debutto degli Oceana è estremamente organico e coerente in tutte le sue sfumature: il trio capitolino ha composto un album prog metal con fortissime suggestioni gothic-doom, perfettamente in linea con quello che hanno fatto i Novembre e tutte le band che ai Novembre sono state accostabili nel corso dei decenni: un po’ Paradise Lost, un po’ Katatonia, un po’ Anathema, e per tutte e tre le band il riferimento è valido sia per la versione metal, che quella prog, che quella gothic rock. In questo gruppo ci sono insomma tante cose, sia i Paradise Lost di Gothic che quelli di Host, sia i Katatonia di Dance Of December Souls che di Discouraged Ones, sia gli Anathema di The Silent Enigma che quelli di A Fine Day To Exit. E senza dubbio The Pattern piacerà molto a chi ascolta quelle cose, a chi è cresciuto con Arte Novecento e Alternative 4, e sicuramente anche a chi adora i Dream Theater (quelli buoni, quelli di Images And Words) e le scorribande progressive di Dan Swanö (riferimento fisso di Pagliuso per sua stessa ammissione, che ha anche messo direttamente mano all’album occupandosi di mixaggio e mastering).

Il punto è che tutte queste cose hanno vent’anni o più, e che il debutto degli Oceana sarebbe stato dirompente se fosse stato pubblicato a inizio anni Duemila, ma è uscito oggi. E uscire oggi con una proposta del genere significa rivolgersi giocoforza a chi quelle cose di transizione le ha vissute, perché ora non le fa nessuno. Non che questo sia un male (o un bene) di per sé, semplicemente, la proposta del trio capitolino ha un pubblico ben specifico e definito, cioè noi vecchiardi ultratrentenni. Perché The Pattern è un vero e proprio tuffo nel passato, tra arrangiamenti e melodie che portano il marchio di Pagliuso impresso in ogni nota, quello stesso marchio che ha contribuito a fare la fortuna di Classica e Novembrine Waltz, per quanto qui a tratti decisamente più progressivo rispetto a quanto fatto con i fratelli Orlando. E proprio quando gli Oceana si lasciano andare e osano di più arrivano i risultati migliori: “Atlantidea Suite Part I”, con i suoi quattordici minuti e rotti di durata, mette insieme tutte le diverse anime del gruppo e si impone come uno degli episodi più riusciti.

The Pattern non è solo suggestioni prog, perché a farla da padrone sono i fraseggi di chitarra: arpeggi, riff, assoli, a tratti tutto quanto è semplicemente fantastico, ed è proprio il disco di cui i fan dei Novembre sono orfani. C’è tuttavia un aspetto sotto cui l’album soffre nettamente: tanto Pagliuso è un chitarrista e arrangiatore di livello, tanto quello dietro al microfono non è il suo mestiere, soprattutto quando spunta il growl (l’attacco di “Violet”). Per quanto promosso nelle intenzioni, avendo cercato di offrire una prestazione varia che va dal cantato pulito a un growl più intenso, il risultato è una prestazione che purtroppo rosicchia appena la sufficienza.

È un lavoro di luci e ombre, quello degli Oceana nel 2021, volutamente passatista, rifinito fin nei dettagli, eppure con i suoi limiti e le sue lacune. L’illustrazione di Travis Smith — uno che, tra i tanti, ha illustrato proprio le copertine di molti capolavori che ho tirato in ballo su e giù per questa recensione — rappresenta con la solita precisione tutto il contesto: la forma definita del torii giapponese, la fluidità dell’oceano, le strane e inconoscibili geometrie della geobiologia, tanti elementi diversi, spesso in armonia tra loro, ma non sempre. E quindi benvenuti, o bentornati, Oceana, non fermatevi qui.