OLHAVA – Reborn
Gruppo: | Olhava |
Titolo: | Reborn |
Anno: | 2022 |
Provenienza: | Russia |
Etichetta: | Avantgarde Music |
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TRACKLIST
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DURATA: | 01:19:04 |
Fin dagli albori della loro densa discografia, il rapporto tra la natura e i pietroburghesi Olhava è sempre stato molto stretto, come spesso capita a latitudini via via più settentrionali. Reborn è il loro quinto album in quattro anni, seguito di quel Frozen Bloom qui apprezzato e di cui riprende un po’ il modus operandi. Sulla sua riuscita garantisce ovviamente Avantgarde Music e, difatti, non posso che appoggiare il loro supporto al duo russo formato dal cantante e polistrumentista Andrey Novozhilov e dal batterista Timur Yusupov.
Il punto di vista degli Olhava nel 2022 ha un piglio molto più pessimistico, influenzato dal terribile stato di salute attuale del nostro pianeta. È la storia di un uomo che ha trascurato il suo rapporto con l’ambiente in cui vive, allentando il legame primordiale con Madre Natura; la stessa che, stanca e dilaniata, è costretta a decapitare ed eliminare la sua forma umana per rifiorire, rinascere.
In quattro lunghe tracce, il duo ripropone il suo caratteristico muro di suono e il saliscendi emotivo che alterna un senso di ineluttabilità di fronte al disastro ambientale a guizzi e aperture di speranza — o meglio, di rimpianto per ciò che si sarebbe potuto evitare. I ventidue minuti di “Mirror” giocano su questo registro, con un black atmosferico e dalle melodie altisonanti (con qualche sprazzo di blackgaze), e sono seguiti dagli altrettanti minuti di “Reflection”, brano dal carattere cinematografico che rende bene i concetti di distruzione e desolazione.
La seconda metà del disco, invece, è costituita dalle due title track, entrambe molto evocative grazie al sostanzioso contributo delle tastiere e agli azzeccati cambi di tempo che mantengono la soglia dell’attenzione più alta che in precedenza. Ecco, se anche nella prima metà gli Olhava avessero asciugato una decina di minuti qua e là, ne sarebbe uscito un discone a tutto tondo.
Tirando le somme, Reborn è un gran bel lavoro, con cui anche il duo russo decide di dire la sua riguardo la catastrofe ambientale. L’unico difetto è il rischio costante di diventare musica di sottofondo: l’unica soluzione, e probabilmente l’unico approccio corretto a prescindere, è dedicarsi all’ascolto lasciando andare tutto il resto.