OMEGA – Nebra
Gruppo: | Omega |
Titolo: | Nebra |
Anno: | 2021 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Dusktone |
Contatti: | ![]() ![]() ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 54:33 |
Il disco di Nebra è una lastra di metallo con applicazioni in oro che sembrano rappresentare alcuni corpi celesti, come la Luna crescente, il Sole e alcune stelle (tra cui le Pleiadi). Questo disco è stato trovato nel 1999 sul Monte Mittelberg, vicino alla cittadina di Nebra — da cui prende il nome — da alcuni tombaroli e dovrebbe essere la raffigurazione più antica del cielo a nostra disposizione, rendendolo un reperto molto interessante per chi si occupa di astronomia. In realtà è ancora in corso un dibattito tra gli archeologi riguardante molti suoi aspetti, in particolare per ciò che concerne la datazione del reperto, e molti dettagli quindi rimangono ancora un mistero.
Gli Omega non sono nuovi ai misteri: quattro anni fa hanno dedicato il loro debutto Eve al Manoscritto di Voynich, mettendo in chiaro l’importanza rivestita dalle tematiche da trattare. Nebra in questo senso appare monolitico, minaccioso come se fosse un oggetto alieno talmente fuori scala da risultare difficile anche solo accettarne l’esistenza. Tutte e quattro le tracce raggiungono i tredici minuti e il loro contenuto musicale è massivo, spesso difficile da penetrare. Non è sbagliato parlare di funeral doom, di post-metal e di black metal, ma gli Omega hanno fatto un salto in avanti a livello di personalità tale che parlare della loro musica soltanto in questi termini sarebbe riduttivo per grandi tratti dell’album.
Per tentare di rendere giustizia a Nebra, bisogna partire dal fatto che già la sua struttura sembra provare piacere a mettere l’ascoltatore in difficoltà: gli Omega creano spesso sezioni movimentate che si alternano con molta frequenza, per poi insistere per interi minuti su determinati passaggi granitici. Difficile riuscire a prevedere quale sarà la prossima mossa: forse un momento di calma, oppure il basso assumerà un ruolo di primo piano (come succede in “Pleias”); magari le velocità aumenteranno per riscoprire l’aura black della band (“Ratis”) o invece rallenteranno quasi fino a fermarsi. Mentre gli Omega sono impegnati in questo continuo oscillare dal quale è difficile estrapolare un pattern definito, possiamo udire sullo sfondo uno scream lontano, infinito, che urla senza sosta messaggi criptici provenienti da epoche perdute. Il discorso musicale non si interrompe mai nel passaggio da una traccia all’altra, perché le transizioni ambient che le collegano ci permettono di non perdere il filo dell’album.
Nebra è un lavoro enigmatico nei suoi contenuti. Tutto degli Omega ci rimanda una immagine esoterica, specie per quanto concerne i testi, così criptici che la formazione di Rimini ha sentito la necessità di riportarli anche in scrittura cuneiforme all’interno del libretto. Sono pieni di riferimenti a diversi segni lasciati dagli antichi il cui significato si è perso nel tempo e vengono nominate alcune strutture megalitiche di cui ci sfugge il vero significato, come ad esempio l’allineamento di dolmen di Kerlescan, ma vengono menzionati anche altri ritrovamenti inspiegabili, come le pitture rupestri di Charama. La pagina Bandcamp della band sostiene che all’interno della musica siano presenti messaggi segreti e codici cifrati: per quanto tale ricerca sia un compito che va ben oltre il fine di queste righe, devo ammettere di apprezzare il fatto che l’album abbia il potenziale di prestarsi anche ad altre letture, che oltrepassano quella musicale; mi domando però se vedranno mai la luce del sole. Di certo chi ascolterà Nebra non lo dimenticherà per tanto tempo.