On Thorns I Lay - Threnos

ON THORNS I LAY – Threnos

Gruppo: On Thorns I Lay
Titolo: Threnos
Anno: 2020
Provenienza: Grecia
Etichetta: Lifeforce Records
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TRACKLIST

  1. The Song Of Sirens
  2. Ouranio Deos
  3. Cosmic Silence
  4. Erynies
  5. Misos
  6. Threnos
  7. Odysseia
DURATA: 45:11

Quando si parla di metal greco in genere si pensa subito a nomi come Septicflesh e Rotting Christ, eppure tra le varie manifestazioni del male che hanno preso forma verso la metà degli anni ’90 sulle rive del Mar Egeo figurano anche gli On Thorns I Lay, con il loro death-doom metal poi influenzato dalle incursioni gothic di altri colossi dell’epoca come Paradise Lost, The Gathering e Anathema. Dopo alcuni anni di pausa e qualche cambio di lineup, la band si era ricomposta sul finire degli anni ’00, arrivando a stampare un paio di dischi colmi di tristezza nell’arco dello scorso decennio. Con Threnos, (in greco θρῆνος: lamento) il sestetto di Atene sbarca su Lifeforce Records e inaugura il 2020 riportandoci a fare i conti con l’inquietudine e il destino.

L’album era stato anticipato dalla potente copertina di Vagelis Petikas e dal lancio del video dell’apertura “The Song Of Sirens”, dandoci un’idea piuttosto chiara di cosa avremmo trovato: un lavoro dalla veste grafica molto curata, con una buona qualità sonora (ci ha messo le mani l’onnipresente Dan Swanö) e soprattutto l’immersione in un modo di fare doom metal melodico d’altri tempi. Il chitarrista Christos Dragamestianos e il cantante Stefanos Kintzoglou, gli unici due membri rimasti del nucleo originale, conducono infatti la band in un’odissea su acque burrascose, tra mito e realtà.

Differentemente da quanto accadeva in gran parte dei dischi passati degli On Thorns I Lay, in Threnos non c’è un cantato femminile a fare da contraltare al possente growl di Kintzoglou, che inserisce varie sezioni in pulito per rendere più varia l’esperienza. L’unica eccezione in questo senso è rappresentata dalle parti narrate in greco dall’ospite Penelope Anastasopoulou (“Ouranio Deos”). Naturalmente, tastiera e chitarra svolgono un ruolo chiave nella tessitura delle trame dell’album, portandoci a volte anche relativamente lontano dal mondo del doom metal (non ci si fa mancare nemmeno un tocco quasi settantiano in “Erynies”).

Gli On Thorns I Lay non dimenticano di regalarci qualche accelerazione come ai vecchi tempi (spicca “Misos”), bilanciando con perizia la sensazione di lamento oscuro che pervade l’opera, in un equilibrio che vede nella title track “Threnos” forse l’episodio più riuscito. I sei musicisti greci hanno giustamente deciso di non strafare, condensando in sette brani dalla durata contenuta una trenodia che potrà piacere in particolare a chi ama disperarsi in compagnia di gente come Draconian e Swallow The Sun. L’album corre il rischio di passare inosservato per via dell’uscita molto vicina all’atteso ritorno dei My Dying Bride, ma chi ha detto che bisogna sceglierne solo uno?