ONCE UPON A WINTER – Pain And Other Pleasures
A una manciata di mesi da quella volta in cui Giup aveva discusso il caso dei Nochnoy Dozor, torniamo in Grecia per fare la conoscenza di un’altra realtà locale legata al mondo del Post-Rock e assolutamente degna di nota, ovvero gli Once Upon A Winter. Il prossimo 20 settembre, il quintetto di Salonicco rilascerà il suo terzo album Pain And Other Pleasures per la finlandese Snow Wave Records, ma grazie alle nostre conoscenze ai piani alti delle lobby buoniste siamo riusciti ad ascoltarlo prima del tempo, così da potervelo presentare in anteprima, qui e ora!
Non porta quasi mai a nulla giudicare un libro dalla copertina, è vero, ma Pain And Other Pleasures parrebbe far eccezione, trattandosi di un disco che si presenta egregiamente anche da solo grazie a un titolo che, di fatto, descrive appieno il contenuto dell’intera opera. I quasi cinquanta minuti di Post-Rock offertici dagli Once Upon A Winter sono la summa di tutto ciò che è sublime e bello e triste nel mondo; ma non è la sola malinconia a permeare l’album. Momenti maggiormente metallici sono presenti qua e là tanto in “Partial Fraction Decomposition” quanto in “Nepenthe” e in “Reynisfjara”, mentre — di contro — la conclusiva traccia bonus “Forgotten” porta alla luce il lato più classicheggiante della formazione greca (affine alle composizioni dei miei conterranei Ashram), con risultati che possono dispiacere solamente a chi è preso bene dalla vita.
La componente principale del sound del quintetto di Salonicco è l’atmosfericità. Il Post-Rock degli Once Upon A Winter è di ampio respiro, al limite dell’etereo, con sfondi di tastiere sui quali dipingono tutti gli altri strumenti, batteria compresa, tra delay, riverberi e talvolta anche voci. Kauan, God Is An Astronaut e Mono hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentale nella crescita stilistica dei Nostri, così come anche la diffusione del Blackgaze (la cui ombra si cela dietro la già citata “Reynisfjara”). Questi stessi riferimenti sono riscontrabili anche nei due precedenti lavori del progetto, rispettivamente Selective Depression In Chase Of The Big Bang del 2017 ed .existence del 2018, sebbene in una forma molto più grezza e meno matura di quanto mostrato nel qui presente Pain And Other Pleasures.
Chiaramente non siamo davanti a un album completamente privo di difetti (come ad esempio il suono della batteria che, talvolta, non convince in maniera assoluta per come si amalgama con gli altri strumenti) né urliamo al capolavoro geniale che rivoluzionerà un’era, ma una cosa è certa: i Nostri non hanno fatto un lavoro da poco e i fan dei progetti poc’anzi nominati dovrebbero decisamente andarli a recuperare. Perché il confine tra dolore e piacere tende ad annullarsi all’interno di Pain And Other Pleasures e il terzo album degli Once Upon A Winter ci accompagna proprio lì, al punto di non ritorno.
«Time will bury our hopes
Our dreams collapse
Our hearts degrade
With pain and other pleasures»
[da “A Loose End In Time”]