OPRICH / PIAREVARACIEN / CHUR – Triunity
Gruppo: | Oprich / Piarevaracien / Chur |
Titolo: | Triunity |
Anno: | 2012 |
Provenienza: | Russia / Bielorussia / Ucraina |
Etichetta: | Casus Belli Musica |
Contatti: | Oprich, Piarevaracien, Chur |
TRACKLIST
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DURATA: | 43:52 |
Torniamo in casa Casus Belli Musica, il che come d’abitudine significa parlare di band fortemente legate alla tradizione dell’est Europa. E mai come ora queste sono state più vere. Nell’articolo utilizzerò nomi, titoli e più in generale caratteri dall’alfabeto latino per semplicità di fruizione, ma l’album, i caratteri di stampa e tutto il concept che vi ruota attorno sono stati interamente realizzati in cirillico, e ovviamente il cantato è completamente in lingua madre. Triunity è l’espressione di un’idea particolarmente interessante, dal fine estremamente nobile: i tre gruppi coinvolti, autori di tre brani ciascuno, provengono da tre Paesi differenti, pur essendo strettamente accomunati dalle proprie radici culturali.
Dalla grande madre Russia abbiamo gli Oprich, act di Rybinsk il cui debutto (arrivato a ben dodici anni dalla formazione della band) potete trovare raccontato qui. Musicalmente parlando, quanto registrato su Triunity non si discosta dalla produzione principale della formazione: flauti, cantato in clean, toni mai eccessivamente violenti e occhio di riguardo per le melodie. Registrazione precisa e professionale, suoni convincenti e composizioni “di mestiere”, ma ampiamente godibili.
Il corpo centrale del lavoro è invece riservato ai tre brani dei Piarevaracien, formazione sulla quale non posso che ammettere la mia ignoranza, poiché tutto il repertorio di mia conoscenza si riduce a quanto presente su questo split. Nella fattispecie, il gruppo di Minsk incide tre pezzi acustici, estremamente delicati e quasi (quasi) tendenti al neofolk più melodico. Anche qui troviamo flauti, clean vocals e melodie, ma rispetto ai precedenti Oprich, l’operato dei Bielorussi è molto diverso, più etereo, meno battagliero, più intimamente emotivo, raccolto e, perdonatemi il termine, meteoropatico. Sicuramente da approfondire in un contesto “autonomo” e meno confinato.
Le ultime tre tracce spettano infine ai Chur, formazione ucraina con due album completi all’attivo e una vita artistica dedita (guarda un po’) a flauti, melodie tradizionali e stavolta qualche chitarra timorosa. Del trittico di artisti, i Chur, o meglio Chur, visto che di recente il gruppo si è trasformato in one man band, è colui che meno riesce ad imprimere una propria personalità negli stilemi ormai ampiamente rodati del folk metal tradizionalistico dell’est. Un songwriting abbastanza anonimo e delle chitarre pressoché inutili (basse, relegate a poco più che comparse anche quando dovrebbero trascinare la struttura della canzone, complici a loro volta i volumi di registrazione non proprio irreprensibili) minano la gradevolezza dell’insieme.
Dal punto di vista della confezione, Triunity si presenta in un’elegante edizione limitata, con un booklet arricchito da illustrazioni interne per ciascun gruppo, cercando quel fil rouge che vuole unire non solo l’esperienza musicale, ma anche e soprattutto culturale di tre rappresentanti di altrettante diverse nazioni, separate da confini politici, eppure accomunate da un sentimento di appartenenza agli stessi luoghi, alla stessa stirpe, dal retaggio degli stessi usi e costumi. Un’iniziativa lodevole, che coglie il più profondo significato della musica: trasmettere le emozioni del vissuto.