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OREGON TRAIL – Century

 
Gruppo: Oregon Trail
Titolo: Century
Anno: 2015
Provenienza: Svizzera
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Bloody Scripture
  2. Virginia
  3. Tokyo Rats
  4. Freedom And The Pain It Carries
  5. Guernica
  6. Barstow
  7. Wounded Honour And The Broken Ones
  8. Dublin
  9. Certaines
DURATA: 43:31
 

È un esordio fra luci e ombre quello degli svizzeri Oregon Trail, che sul finire dell'anno passato hanno pubblicato il loro disco di debutto intitolato "Century". Se volessimo dare una definizione a tutti i costi, o anche solo inquadrarlo in maniera superficiale, andrebbe inserito nel filone post-hardcore melodico e il primo riferimento che mi è venuto in mente sono i Touché Amoré, incrociati dal vivo con Bosj come band di supporto ai Converge.

Pur conservando alcune intransigenze tipiche dell'hardcore moderno — su tutte la timbrica vocale, che alterna urla sgraziate a passaggi più puliti ma non per questo più delicati — e certe accelerazioni (seppur non troppo frequenti), la band elvetica fa una scelta originale e coraggiosa: per le proprie chitarre non opta per timbriche ultra-distorte quanto piuttosto per una distorsione più leggera, maggiormente affine a certe sonorità post-rock piuttosto che all'hardcore tradizionale. Proprio in virtù di questa scelta, è nei passaggi più lenti che esce il volto meno prevedibile e più particolare degli Oregon Trail, un volto malinconico e quasi decadente, lontanissimo dagli accessi d'ira che la tradizione ha insegnato. Di conseguenza sono i brani più riflessivi e meno aggressivi quelli che restano maggiormente all'ascoltatore, laddove la vena post-rock esce con più forza, su tutti a mio avviso "Freedom And The Pain It Carries" e "Wounded Honour And The Broken Ones".

Al contrario risultano poco incisivi i frangenti in cui i Nostri strizzano maggiormente l'occhio all'hardcore novantiano. Un esempio lampante è l'apertura "Bloody Scripture", che accenna una accelerazione nella seconda metà, senza riuscire a essere incisiva proprio per colpa delle scelte stilistiche e di un sound troppo morbido per essere credibile a certe velocità, provocando al massimo un'alzata di sopracciglio nell'ascoltatore rodato; con l'ulteriore aggravante della posizione in scaletta, che rende ancora più sospettoso e prevenuto chi approccia il disco. La realtà è che poi, come detto, l'album ha i suoi momenti e riesce a scorrere piacevolmente per tutta la sua durata, presentando anche un brano di altissima fattura come "Guernica": potente e incalzante, è il perfetto connubio tra le due anime degli Oregon Trail e incarna alla perfezione ciò a cui il quartetto dovrebbe ambire per il futuro.

La conclusione a cui si arriva in fondo all'album è di trovarsi di fronte a una band dalle buone possibilità, ma ancora piuttosto acerba per quanto riguarda il raggiungimento di un'idea musicale che sia coerente e credibile fino in fondo. Sarà il tempo a dire se gli Oregon Trail saranno in grado di fare le scelte migliori ed esprimere le proprie possibilità e la propria sensibilità.