OREGON TRAIL – Century
Gruppo: | Oregon Trail |
Titolo: | Century |
Anno: | 2015 |
Provenienza: | Svizzera |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 43:31 |
È un esordio fra luci e ombre quello degli svizzeri Oregon Trail, che sul finire dell'anno passato hanno pubblicato il loro disco di debutto intitolato "Century". Se volessimo dare una definizione a tutti i costi, o anche solo inquadrarlo in maniera superficiale, andrebbe inserito nel filone post-hardcore melodico e il primo riferimento che mi è venuto in mente sono i Touché Amoré, incrociati dal vivo con Bosj come band di supporto ai Converge.
Pur conservando alcune intransigenze tipiche dell'hardcore moderno — su tutte la timbrica vocale, che alterna urla sgraziate a passaggi più puliti ma non per questo più delicati — e certe accelerazioni (seppur non troppo frequenti), la band elvetica fa una scelta originale e coraggiosa: per le proprie chitarre non opta per timbriche ultra-distorte quanto piuttosto per una distorsione più leggera, maggiormente affine a certe sonorità post-rock piuttosto che all'hardcore tradizionale. Proprio in virtù di questa scelta, è nei passaggi più lenti che esce il volto meno prevedibile e più particolare degli Oregon Trail, un volto malinconico e quasi decadente, lontanissimo dagli accessi d'ira che la tradizione ha insegnato. Di conseguenza sono i brani più riflessivi e meno aggressivi quelli che restano maggiormente all'ascoltatore, laddove la vena post-rock esce con più forza, su tutti a mio avviso "Freedom And The Pain It Carries" e "Wounded Honour And The Broken Ones".
Al contrario risultano poco incisivi i frangenti in cui i Nostri strizzano maggiormente l'occhio all'hardcore novantiano. Un esempio lampante è l'apertura "Bloody Scripture", che accenna una accelerazione nella seconda metà, senza riuscire a essere incisiva proprio per colpa delle scelte stilistiche e di un sound troppo morbido per essere credibile a certe velocità, provocando al massimo un'alzata di sopracciglio nell'ascoltatore rodato; con l'ulteriore aggravante della posizione in scaletta, che rende ancora più sospettoso e prevenuto chi approccia il disco. La realtà è che poi, come detto, l'album ha i suoi momenti e riesce a scorrere piacevolmente per tutta la sua durata, presentando anche un brano di altissima fattura come "Guernica": potente e incalzante, è il perfetto connubio tra le due anime degli Oregon Trail e incarna alla perfezione ciò a cui il quartetto dovrebbe ambire per il futuro.
La conclusione a cui si arriva in fondo all'album è di trovarsi di fronte a una band dalle buone possibilità, ma ancora piuttosto acerba per quanto riguarda il raggiungimento di un'idea musicale che sia coerente e credibile fino in fondo. Sarà il tempo a dire se gli Oregon Trail saranno in grado di fare le scelte migliori ed esprimere le proprie possibilità e la propria sensibilità.