OREYEON – Equations For The Useless
Ci sono dischi che ascolto una sola volta dopo la pubblicazione, che assimilo tutto d’un fiato e mi piacciono pure, ma non necessariamente ci torno sopra immediatamente. Mi succede talvolta di ricordarmi di quell’uscita specifica solo a fine anno, quando in redazione ci troviamo a stilare qualche listone da tramandare ai posteri. Ci sono altri dischi che invece escono e mi fanno fissare non poco, tanto da ascoltarli per due, tre, quattro giorni di fila.
E poi c’è Equations For The Useless degli Oreyeon (pronuncia Orion), che ascolto quasi ininterrottamente da quando ha visto la luce, il 17 giugno. Sono passate già tre settimane e niente, non accenno minimamente a smettere. Potrei certamente sorprendermene, la verità però è che la stessa cosa mi successe col secondo lavoro della band spezzina, Ode To Oblivion, uscito nel 2019 e che ho spammato sui miei canali personali come se la mia vita dipendesse da ciò, inserendolo anche nel nostro listone(r). Siamo nel 2022 e lo ritengo ancora uno dei dischi stoner-doom più riusciti che abbia mai ascoltato, ne parlai in separata sede con entusiasmo e ho aspettato il terzo lavoro del quartetto con molta trepidazione. Le mie aspettative, ormai credo si sia capito a sufficienza, non sono state disattese.
Gli Oreyeon sono stati attivi col nome Orion fino al 2017, prima di cambiare la grafia del loro monicker pur mantenendo, come accennato, la stessa pronuncia. Quello che all’epoca mi colpì immediatamente della loro musica, oltre alle linee vocali ben sovrapposte e a tratti leggermente dissonanti, sono le soluzioni strumentali affatto banali proposte. Avevo a tal proposito il leggero timore che sarebbe stato molto difficile reinventarsi dopo un disco valido come Ode To Oblivion e mettere in tavola un lavoro altrettanto di spessore, perché se «il secondo album è sempre più difficile nella carriera di un artista» figuriamoci il terzo, ma se sono qui a parlarne è proprio perché ciò non si è verificato.
Così come per il suo predecessore, anche Equations For The Useless affonda le radici in tematiche spaziali e cosmiche, cosa che si percepisce anche a livello musicale: è difficile non immaginare riff di questa portata a fare da sottofondo a viaggi in astronave oppure su strada, quella di un altro pianeta però. Il tutto è accompagnato da una grafica di copertina altrettanto spacy, stavolta con geometrie assurde e inattuabili in stile Escher.
Il disco è stato registrato in presa live a Bologna e mi ha steso dal primo brano, “It Was Time”, dandomi esattamente quello stoner-doom che mi aspettavo, ma più bello. Si avverte una maturità diversa rispetto al predecessore, e in qualche modo anche una gravità di fondo differente, laddove il secondo disco era, forse, più leggero. Non mancano i ritornelli catchy e le atmosfere lievemente psichedeliche, particolarmente evidenti nella title track, a cui gli Oreyeon mi avevano già abituata, e allo stesso tempo c’è una freschezza di fondo che rende Equation For The Useless nuovo e allo stesso tempo familiare. Sono presenti anche delle influenze grunge à la Alice In Chains, riconoscibili immediatamente nel secondo brano “Pazuzu” e, in parte, in “Downward Spirals”. Anche il minutaggio è ben distribuito tra i sei brani della scaletta, rendendo il disco un ascolto snello e scorrevole, che allo stesso tempo però riesce a lasciare il segno.
Una delle critiche più frequenti e comuni che leggo in merito allo stoner è la sua presunta incapacità di reinventarsi e la sua monotonia, perché ormai è un genere che ha detto tutto. Gli Oreyeon riescono, di nuovo, a non scadere in soluzioni semplici e dimostrare che non c’è niente di più falso: il risultato delle loro equazioni è inaspettato, intenso e coinvolgente, e te ne accorgi tranquillamente anche se in matematica fai schifo come la sottoscritta.