ORGAN – Eterno
Gruppo: | Organ |
Titolo: | Eterno |
Anno: | 2018 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Autoprodotto |
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TRACKLIST
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DURATA: | 27:53 |
Eterno è la seconda prova in studio (seguito di Tetro, album di debutto datato 2015) degli Organ, un quartetto bellunese formato da musicisti già attivi in altre compagini più o meno affermate nel panorama del Nord Est italico. Un EP di tre tracce che — seppure di durata inferiore alla mezz’ora — mette in tavola delle carte più che interessanti e candida il gruppo a un posto di tutto rispetto all’interno di una scena in espansione ormai da tempo, che tuttavia pare non aver ancora esaurito la fonte da cui trarre ispirazione.
L’apertura è affidata ad “Aidel” e a un Doom maestoso e solenne, dai tratti quasi liturgici, dilatato da atmosfere inquietanti e avvolgenti, le quali finiscono per cristallizzarsi in acide e nervose progressioni dal sapore Post-. Con il passare dei minuti i riff si fanno via via più caustici, fino a sfociare in un pantano melmoso e oscuro (“Faithless”) dalle cui profondità emerge un’anima Doom che sfiora i confini dello Sludge. Il panorama che ci ritroviamo a scrutare è punteggiato di neri e minacciosi monoliti testimonianti una fredda e austera rovina, un vero e proprio incubo musicale che potrebbe coniugarsi perfettamente con un immaginario di cui andrebbe senza dubbio fiero un certo scrittore di Providence.
La totale assenza del comparto vocale rende ancora di più l’idea di una dimensione asfittica e opprimente, sebbene “Decadence” goda di un dinamismo più accentuato e di maggiori variazioni nel canovaccio melodico: tali elementi, uniti a un fragoroso apparato ritmico, sembrano volerci far piombare in un universo meno alieno e più umano, nervoso e doloroso. Nello specifico, questo episodio potrebbe ricordare addirittura il profondo malessere evocato dagli Amenra, pur rimanendo comunque ancora distante dall’inarrivabile capacità espressiva del gruppo belga.
Eterno è un’opera di eccelsa qualità, ispirata e caratterizzata da un’impronta atmosferica di assoluto spessore. Non nego che avrei desiderato confrontarmi con una prova dal minutaggio più elevato, in quanto sono convinto che simili dischi necessitino di maggiore consistenza per permettere all’ascoltatore di degustare più a lungo e più a fondo quell’acre sapore di consunta e imponente alienazione. Spero, dunque, che potremo avere a che fare presto con un album che disponga di più pezzi, in maniera da poter confermare ancora le grandi potenzialità di un gruppo che sembra avere grandi cose da dire, anche in una corrente musicale ormai abbastanza affollata da diventare un mare sconfinato.