OSSO – Osso
Gruppo: | Osso |
Titolo: | Osso |
Anno: | 2015 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Subsound Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 44:56 |
Nome nuovo, personaggi conosciuti: gli Osso sono infatti un progetto nato dalla collaborazione tra i Morkobot ed Eraldo Bernocchi, musicista non certo di primo pelo e tutt'altro che ignoto all'interno delle cerchie della sperimentazione elettronica. Pochi mesi di gestazione e agli inizi dell'anno vede ufficialmente la luce la prima, eponima fatica germogliata da questo (inquietante) sodalizio artistico.
Partiamo con le dovute raccomandazioni, dicendo che la proposta degli Osso non è di semplice fruizione e probabilmente non sarà affatto adatta a chi ricerca musica uniforme e marcatamente strutturata: ciò che ci viene presentato è infatti un suono cupo, denso come il catrame ed estremamente corposo, partorito da due bassi che vomitano giri lenti e ipnotici, accompagnati da una chitarra in gran parte dedita ad alienare con acide melodie durante momenti a base di goliardica schizofrenia dal retrogusto Grind e destabilizzanti contaminazioni elettroniche. La concezione compositiva dei Nostri non accenna mai alla linearità, non mostra nulla di prestabilito o prevedibile, ma usufruisce di un lisergico approccio di totale libertà creatrice che è assolutamente da ammirare, a prescindere dai gusti e dalle preferenze personali.
Viscosi e mefitici flussi di matrice Sludge, derive Noise, deflagranti sperimentazioni Industrial, filtri ed effettistiche di ogni genere: tutto questo e tanto altro si può percepire all'interno di tale album, il quale crea una dimensione pesantemente distorta e malata in cui difficilmente sarà possibile ritrovare la via della sanità psichica. Gli Osso sono un inibitore neuronale in piena regola, un terroristico assalto sonoro che pare entropia pura, che è ispirazione senza limitazioni di sorta e che in un'apparenza di insensato disordine genera esperimenti di geometrie sconosciute, che non ha altra funzione se non quella di friggere completamente le sinapsi dell'ascoltatore, trascinandolo in un'inquietante irrealtà di dissacrante disturbo cerebrale.
Non è possibile citare episodi piuttosto che altri, poiché l'intero lavoro va considerato nella sua interezza per ciò che è: un viaggio allucinogeno senza inizio e senza fine, un universo sonoro pesantissimo, estremo nella più pura concezione semantica del termine, difficilmente comprensibile e non facilmente metabolizzabile, la cui unica ragion d'essere è la necessità di polverizzare stomaci e intelletti, anche quelli più preparati e forti. A dispetto di un apparato grafico che lascia decisamente il tempo che trova, questo debutto degli Osso è un'opera che non passerà inosservata e che potrà togliere parecchi pruriti anche ai più incalliti e navigati cultori di certe frange di arte sonora sperimentale.