Ottone Pesante - DoomooD

OTTONE PESANTE – DoomooD

Gruppo: Ottone Pesante
Titolo: DoomooD
Anno: 2020
Provenienza: Italia
Etichetta: Aural Music
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TRACKLIST

  1. Intro The Chasm
  2. Distress
  3. Tentacles
  4. Coiling Of The Tubas
  5. Serpentine Serpentone
  6. Ocean On A Eco
  7. Grave
  8. Strombacea
  9. Endless Spiral Helix
  10. End Will Come When Will Ring The Black Bells
DURATA: 32:20

Ammetto che DoomooD rientra fra i dischi che aspettavo al varco con una trepidazione che non viene esibita nemmeno da mia nonna quando attende con impazienza gli sviluppi degli intrighi delle soap opera del pomeriggio. Già dal primo ascolto mi sono resa conto che l’attesa per il terzo album degli Ottone Pesante, uscito sotto l’egida della Aural Music, non è stata vana, anzi.

Sulla carta, la formula del vulcanico trio formato da Francesco Bucci alla tromba, Paolo Raineri al trombone e Beppe Mondini alla batteria si è mantenuta la stessa a cui ci avevano abituati con i dischi precedenti (Apocalips del 2018 e Brassphemy Set In Stone, uscito nel 2016). La definizione che meglio si sposa con la proposta musicale degli Ottone Pesante è infatti quella di «brass metal», un connubio capace di soddisfare i timpani degli amanti del metal e del jazz che vede l’assenza di strumenti a corda, a favore dei fiati (per la precisione degli ottoni). Quello che, a mio parere, si rivela inedito è invece il fatto che DoomooD suoni fin da subito più stagnante, oscuro e annichilente, il che carica questo disco di un fascino particolare.

In realtà, questo tipo di atmosfera è solo una delle caratteristiche che rendono DoomooD magnetico. Un altro elemento degno di attenzione è il suo essere palindromo, un album nel quale le melodie si dividono, si rincorrono e si specchiano continuamente in una spirale pressoché continua, rappresentata in maniera azzeccata anche graficamente, attraverso l’ibrido tra un guscio di lumaca e una composizione di ottoni che appare sulla copertina. Effettivamente, la lumaca è un riferimento a un ulteriore aspetto di DoomooD: in un’intervista, gli Ottone Pesante hanno spiegato che la maggiore lentezza e l’oscurità generale possono essere lette come l’effetto dell’intervento di un parassita, che rappresenta ogni tipo di sofferenza e può tornare sempre ciclicamente.

Nonostante abbia una durata piuttosto contenuta, DoomooD si articola in ben nove tracce, tutte perfettamente coerenti con lo spirito generale. La maggior parte dei brani è strumentale ed è caratterizzata da un andamento piuttosto lento, inesorabile e ipnotico, come avviene nel caso di “Endless Spiral Helix” (dove il titolo basta a svelarne l’anima), dell’atmosferico “Grave” e del conclusivo “End Will Come When Will Ring The Black Bells”. Agli strumentali si intervallano poi pezzi che vedono la presenza di ospiti di riguardo dietro al microfono: Sara Bianchin dei Messa ha prestato la propria voce all’ottima “Tentacles”, il singolo che ha introdotto il disco, mentre Silvio Sassi degli Abaton ha collaborato a “Serpentine Serpentone” e “Strombacea”, che si avvicinano maggiormente alla sfera del black metal.

Dopo averlo riascoltato quasi fino a consumarlo, sono giunta a una conclusione: ogni volta che faccio girare DoomooD nello stereo, scopro qualche minuscolo dettaglio di questa ipnotica spirale sonora che, fino all’ascolto precedente, era rimasto nascosto. A mio avviso, l’oscura svolta verso la sofferenza operata dagli Ottone Pesante ha dato ottimi frutti; non resta che domandarci quale sarà il prossimo sinuoso capitolo della band con il coefficiente di rame e zinco più alto della scena italiana.