OWLER – Waves
Gruppo: | Owler |
Titolo: | Waves |
Anno: | 2015 |
Provenienza: | Finlandia |
Etichetta: | Autoprodotto |
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TRACKLIST
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DURATA: | 25:02 |
Le informazioni preliminari di cui ero in possesso a proposito di “Waves”, l’EP di debutto dei finlandesi Owler, me li presentavano come una band post-rock-metal. Inizialmente ho pensato a un errore di battitura e mi sono convinta che questi giovani di belle speranze «hailing from Oulu» proponessero solo ed esclusivamente del sano post- in tutte le sue forme; in seguito all’ascolto di “Waves”, invece, ho capito che avevo ragione solo per un quarto.
L’EP si apre con “Throes”, in cui tutti gli strumenti fanno capolino a turno, proponendoci — effettivamente — del post-metal: voce pulita, suoni permeati di malinconica allegria, distorsione presente ma non eccessiva. Un brano non troppo lungo, di facile assimilazione, gradevole per le orecchie e anche un po’ sorprendente, se vogliamo, perché personalmente mi aspettavo accordi ancora più tristi e decisamente più cupi.
Basta passare al successivo, “Distance”, per esclamare un sonoro «Ah, ecco». Da questo punto in poi, infatti, il post- va a sfumarsi e a perdersi nel melodic doom e i suoi suoni decisamente più lenti e massicci: qui l’influenza dei connazionali Ghost Brigade e Insomnium di “Across The Dark” emerge in maniera inequivocabile; qui il pulito, sia dal punto di vista vocale che strumentale, rincorre e si scontra con sonorità di uno spessore totalmente differente. “Sun” è esattamente come me l’ero immaginata dal titolo, una specie di triste e disperato inno a quell’astro che d’inverno si fa vedere così poco da quelle parti: Oulu si trova, infatti, nella parte settentrionale della Finlandia, lì il buio nel cuore dei mesi invernali si soffre molto di più rispetto al sud del paese. Non mancano poi gli apprezzabilissimi intermezzi con voce pulita e senza batteria. Chiude le danze la traccia numero quattro, “Reckoning”.
La finnicità scorre potente in “Waves”, per mezzo di quelle atmosfere che ormai sono diventate quasi un marchio di fabbrica dei freddi paesi del Nord. Il caloroso e soft benvenuto del primo brano è confinato in quei cinque minuti e trentatré secondi, lasciando che sia il doom a guidarci fino alla fine dell’EP, saltando con disinvoltura dalla melodia al growl, dalla distorsione al pulito. Venticinque minuti dopo sono qui, seduta alla scrivania, consapevole che il tempo sarà pure relativo ma venticinque minuti non sono sufficienti. Probabilmente per un album ci sarà da aspettare, tuttavia chissà, magari riuscirò a beccare gli Owler in giro prima o poi.