PARADISE LOST – Gothic
Negli ultimi anni, quando si parla di gothic metal, troppo spesso si sentono nominare band come Lacuna Coil, Epica, Nightwish o addirittura gli HIM, cosa che per certi versi mi fa alquanto rabbrividire, visto che se faccio mente locale i primi a venire in mente non possono che essere i Paradise Lost, che con Gothic hanno effettivamente dato vita al filone.
Si parla di tempi in cui gli Anathema e i Katatonia di rock non avevano nulla e si apprestavano a sfornare perle del calibro di Crestfallen e Dance Of December Souls e i My Dying Bride si accingevano a esordire con As The Flower Withers. Il sound era scuro e cupo e, se è vero che i Paradise Lost furono i primi a innestare nei loro brani degli sprazzi di tastiera e voce femminile a dare un tocco melodico personale, è anche vero che riuscirono a creare un sound assolutamente inconfondibile fin dal primo ascolto. Un’anima che si confrontava con death, rallentamenti doom e lievi accelerazioni tendenti al thrash, il tutto condito da melodie amaramente dolci. Disco dopo disco il loro stile si è trasformato, ma tutto ebbe inizio da Gothic.
Ascoltando “Dead Emotion” possiamo notare le tante influenze oscure della band, mentre la successiva “Shattered” si presenta in una veste completamente diversa e più melodica: qui Nick Holmes mette infatti da parte il classico growl per dar vita a un’interpretazione profonda e rauca. È impossibile trovare difetti in un album composto in maniera così meticolosa, dove ogni singola nota genera atmosfere cupe e celate da un nero profondo che non hanno nulla a che vedere con i ciuffetti emo e le cantanti di cui sopra.
Veniamo così rapiti in successione dall’oscura “Rapture” e dalla coinvolgente “Eternal”, talmente orecchiabile da risultare quasi anti-commerciale vista la piega che ha preso questo termine. Andiamo così avanti fino alla strumentale “Angel Tears”, una pausa prima che i toni tornino a farsi decisamente più cupi con “Silent”, riportandoci nella fitta oscurità da cui sono emersi i Paradise Lost, allo stesso tempo ricca di riff riconoscibili e avvolta in un denso alone grigio. La conclusiva “The Painless” assesta un ultimo colpo deciso prima che l’outro “Desolate” ci consegni all’oblio della fine.
Gothic è un disco monumentale, essenziale se ci si vuole avvicinare al genere, consigliatissimo se si vuole ascoltare buona musica: un album semplicemente da avere!