PAVILLON ROUGE – Dynasteïa Klub
«Popolo di Aristocrazia, siete pronti a scatenarvi sulla pista da ballo? Questa sera DJ Vlako vi delizierà con il meglio della scena Electro-Black Metal, con il supporto dei Pavillon Rouge… Su le mani!»
Ebbene sì, l'ascolto ripetuto di "Dynasteïa Klub" mi ha trasformato in un vocalist da discoteca da quattro soldi; a mia discolpa, vi posso assicurare che la musica di questi francesi è perfetta per andare a rimorchiare il sabato sera senza che la Nera Fiamma che arde in voi si spenga. La band stessa ci dimostra come apparire fighi e al contempo malvagi nel surreale video della titletrack.
Mi sembra di essere tornato ai tempi della svolta Dance-Pop-Metal dei Semargl, con la differenza che i Pavillon Rouge hanno piena coscienza di ciò che fanno. Arrivati alla soglia del terzo album, i quattro electro-blackster sono riusciti a unire alla perfezione i ritmi vigorosi dell'EDM più dura, le sonorità diaboliche del Black Metal e le sensazioni eteree della New Wave, senza suonare come una parodia, ma risultando incredibilmente coinvolgenti.
Tutti gli elementi sono al posto giusto e ogni musicista riesce a guadagnarsi i propri momenti di gloria. È in particolar modo la sezione ritmica a colpire: il basso si pone in levare nelle fasi più ballabili e offre costantemente linee in grado di trascinare i brani, mentre la batteria elettronica incentrata su una cassa possente in pieno stile Hardcore Techno si destreggia tra 4/4 quadrati, momenti concitati o, al contrario, più rilassati e addirittura blast beat e sfuriate Speedcore, arricchendo il tutto con un ottimo uso dei tom.
L'aspetto melodico è, invece, affidato a chitarre e sintetizzatori: le prime sono l'elemento più Nero della musica dei Pavillon Rouge, sfornando riff in tremolo melodici, orecchiabili e indiscutibilmente Black Metal. In più di un'occasione, le sei corde arrivano anche a tingersi di una certa epicità dai toni cosmici ulteriormente enfatizzata dai cori (sintetici e non) in sottofondo, ma sono presenti anche passaggi in cui si piegano alle esigenze del lato più elettronico, dando supporto a melodie EDM-New Wave.
La voce si presenta carismatica ed espressiva con uno stile che attraversa varie sfumature di estremismo, rimanendo in gran parte ancorata agli standard del Black Metal; alcuni passaggi più puliti compaiono qua e là — specialmente nei frangenti più epico-celestiali — e sono presenti diversi campionamenti vocali ad arricchire. I testi scritti in lingua madre sono purtroppo incomprensibili per il sottoscritto, ma penso di aver intravisto contemplazioni cosmiche e riflessioni filosofiche, come sembrerebbe confermare l'ottimo lavoro grafico.
"Dynasteïa Klub" può vantare un discreto numero di ospiti provenienti dalla scena francese, tra i quali vorrei citare Saint Vincent dei colleghi di genere Blacklodge e Rose Hreidmarr, l'ex cantante degli Anorexia Nervosa ora membro di Baise Ma Hache e The CNK.
Personale, affascinante, coinvolgente dall'inizio alla fine e anche dopo ripetuti ascolti: non c'è proprio nulla da rimproverare a questo lavoro dei Pavillon Rouge; brani come "In Aenigmate" e "Ad Augusta" sono delle vere e proprie perle, senza che ciò sminuisca il valore delle altre tracce. Chapeau.