Pennies By The Pound - Heat Death Of The Universe | Aristocrazia Webzine

PENNIES BY THE POUND – Heat Death Of The Universe

Gruppo: Pennies By The Pound
Titolo: Heat Death Of The Universe
Anno: 2021
Provenienza: Finlandia
Etichetta: Lilith Records
Contatti: Facebook  Twitter  Bandcamp  Instagram  Spotify  Soundcloud
TRACKLIST

  1. The Waters
  2. Strange Matter
  3. Strange Stars (Lies Closer To Truth Than Beauty)
  4. 139
  5. Indigo Screams
  6. San Francisco Skyline
  7. Heat Death
DURATA: 33:30

Più di qualcuno tra noi della redazione ha scartavetrato l’anima, e la scartavetra tuttora, a furia di parlare di Finlandia. Parliamoci chiaro, è una nazione che abbiamo a cuore in molti, per i motivi e i generi più vari, quindi un approfondimento ogni tanto ci sta, specie se si parla di sottobosco underground e gruppi che meritano un pelino di visibilità in più anche all’estero.

Non sto per parlare di un progetto extreme metal antifa, ma di una band che ha preso la psichedelia del rock progressivo anni Ottanta e ci ha buttato in mezzo un bel po’ di suoni alternative provenienti dalle decadi forse migliori per il genere, quelle Novanta e Duemila. Il risultato è Heat Death Of The Universe, il disco di debutto del terzetto dei Pennies By The Pound da Helsinki.

Avevo interpretato il titolo come un modo molto catastrofico e iperbolico di intendere il cambiamento climatico, invece dopo qualche ricerca salta fuori che la questione è più sottile e molto più umana: la morte dell’universo è ciò che accade quando le interazioni umane vengono meno a causa dell’intromissione di internet e dei social, che a conti fatti ci rendono molto meno sociali e sempre più soli, pandemia o meno. Quest’ultima ha avuto un ruolo importante nella produzione e pubblicazione del disco, poiché le tracce erano già pronte nel 2019 ma è stato possibile registrarle solo alla fine del 2020.

Quel che è importante è che alla fine Heat Death Of The Universe abbia visto finalmente la luce, due anni dopo il primo EP Bloodshed And The Blinding Sunlinght. Johannes Susitaival, mente principale dietro al progetto Pennies By The Pound, è un cantante, musicista, produttore e ingegnere del suono freelance molto attivo nella scena locale di Helsinki. Oltre a essere il batterista del gruppo punk All Over Maniacs (più spesso semplicemente AOM), ha anche una spiccata passione per il prog, passione che emerge potente e aggraziata dalle sette tracce che compongono la scaletta. Il disco vanta anche diverse collaborazioni con altri musicisti locali ed è un ascolto che non potrà che piacere a chi è cresciuto a pane e Genesis, Jethro Tull o il temporalmente più vicino a noi Steven Wilson, una delle personalità più eclettiche del nostro tempo.

Il risultato è un lavoro intimo e profondo, in cui nuovo e vecchio si uniscono e si fondono con un’accuratezza ed equilibrio di suoni studiati fino all’ultima nota. Synth, assoli e cori inseriti al punto giusto rendono Heat Death Of The Universe un disco comunque leggero e godibile, che è possibile ascoltare anche a ripetizione perché è orecchiabile al punto giusto, senza scadere mai nella banalità. L’intensità del lavoro che è stato fatto è palpabile, è un peccato che la pandemia abbia rallentato la produzione e ritardato l’uscita dell’album ma, purtroppo, non è nulla che non sia stato già visto negli ultimi due anni a questa parte.

Volendo indicare le tracce che si fanno notare più delle altre, credo che sceglierei a mani basse “Indigo Screams” (per cui è stato realizzato anche un lyric video), in cui il lato alternative rock emerge e spicca più di quello prog, e “San Francisco Skyline”, il racconto di eventi accaduti diciannove anni fa negli States in forma di ballata folk con melodie che rimangono impresse fin dalla prima nota.

Quello che auguro ai Pennies By The Pound è avere la possibilità di promuovere Heat Death Of The Universe dal vivo il prima possibile. Il disco cresce con gli ascolti, ogni volta che lo si fa ripartire saltano fuori sfumature di suono, soluzioni strumentali che prima non erano state notate e, cosa più importante, si lascia riascoltare volentieri e con naturalezza. Una deviazione dalla musica del male più tradizionale di cui siamo abituati a parlare, certamente, ma non per questo meno meritevole.