PENSÉES NOCTURNES – Grotesque
Gruppo: | Pensées Nocturnes |
Titolo: | Grotesque |
Anno: | 2010 |
Provenienza: | Francia |
Etichetta: | Les Acteurs De L’Ombre Productions |
Contatti: | ![]() ![]() ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 53:29 |
Fino a poco tempo fa non ero a conoscenza dell’esistenza del progetto solista francese Pensées Nocturnes, poi per caso — ascoltando degli amici discuterne animatamente con pareri discordanti — decisi di mia iniziativa l’approccio. Il perché è semplice: è risaputo che quando un disco fa discutere troppo si è davanti a un capolavoro o al classico culto inventato sul momento. Ascoltai il debutto Vacuum e ne rimasi piacevolmente colpito, frenando però le mie aspettative prima di prendere una cantonata con il recente Grotesque.
Il disco prosegue nettamente il viaggio iniziato dal proprio predecessore: le atmosfere e i momenti decisamente inclini al burlesque si incastrerebbero perfettamente nella visione del cinema di Tim Burton, regista che con l’illustre compositore Danny Elfmann ci ha più volte fatto sognare e incantato con le sinfoniche orchestrazioni che davano vita a scene scure e mentalmente intriganti come poche. Grotesque non avrebbe potuto avere titolo più indovinato, fra passaggi di piano, fiati, ottoni, grancassa e parti acustiche rilassate trascorre piacevolmente e gronda di rosso, tanto da poterlo paragonare a una rappresentazione in stile granguignolesco per la passionalità sanguigna che trasmette, riuscendo a colpire a più riprese.
Se i singoli brani vedono la destabilizzante “Rahu” a mantenere l’animo dell’ascoltatore sul chi va là, le delicate e pregne di emotività romantico-decadente (che ha caratterizzato il movimento letterario dello “Sturm Und Drang”) “Eros” e “Monosis” trasmettono tranquillità e sobrietà in parte inaspettate in un disco che si alimenta di scatenamenti roboanti, mentre inframezzi black metal ficcanti e possenti riportano alla natura primordiale del genere a cui Vaerohn attinge. Pensées Nocturnes è una realtà talmente sfaccettata che con le sole parole non si ha la piena possibilità di esprimerne il reale valore e in questi cinquantatré minuti il cervello deve mantenersi sveglio e ricettivo per stare al passo della continua e cangiante contestualità.
Grotesque è suonato e prodotto in maniera eccelsa, curato nei minimi dettagli anche per quanto riguarda la copertina, affine al concetto espresso dal titolo e dai testi, incentrati su una visione effettivamente grottesca e surreale, descritta appieno dalle parole che lo stesso Vaerohn ha inserito su Myspace e che qui vi riporto:
«Buffone eterogeneo del XXI secolo ridicolo a causa del suo insuccesso nel pretendere di voler sopravvivere alla solitudine e alla noia. Ornato di stranezze magniloquenti lui divertiva per la stravaganza della sua lotta assurda la popolazione borghese che abitava i nostri borghi, impegnato a cercare i limiti delle convenzioni urbane e sociali. Un puzzle incostante sfuggente all’odio del suo essere e della vita che alcuni direbbero eccentrica o irreale. Sublime? Ma no Victor, no! Pietoso piuttosto. E solo soprattutto. Il vecchio Léon è Morto. Viva il vecchio Léon.»
Lavoro complesso quanto pretenzioso, articolato quanto emozionante, se amate andare oltre col pensiero e l’uso sinfonico degli strumenti vi attrae o rientra nei vostri ascolti, Grotesque entra di diritto nella lista acquisti del 2010.