PENSÉES NOCTURNES – Nom D’Une Pipe!
«È risaputo che quando un disco fa discutere troppo si è davanti a un capolavoro o al classico culto inventato sul momento»: questa frase è contenuta nel testo della recensione che il sottoscritto scrisse per Grotesque, secondo album del progetto di Vaehron chiamato Pensées Nocturnes, e oggi quel pensiero è applicabile anche per il quarto lavoro da lui prodotto intitolato Nom D’Une Pipe!.
Avanguardismo? Sì. Black Metal? Nì. Il francese si allontana ulteriormente dallo scenario nero, mantenendo però un alone di depressive che si incastra in brani ancora più schizoidi e strani, che miscelano elementi di derivazione jazz, musica da camera e tradizionale a una natura metal sempre meno imponente, combinandoli ad atmosfere teatrali e da cabaret e rimandi a un passato intrigante che in più di una occasione ci catapulta indietro nel tempo, richiamando il periodo storico racchiuso fra la fine del 1800 e la seconda o la terza decade del ‘900.
La scaletta racchiude in sé una compagnia che diletta e seduce, ma risulta essere anche complessa e deviata. Canzoni come “Le Marionnettiste”, “Il A Mangé Le Soleil” e “Le Berger” palesano gli aspetti psicotici, disturbati e tendenti a circuire e aggredire l’ascoltatore, trascinandolo all’interno di una girandola di situazioni che grondano di enfasi. “La Chimère” — incantevole nella sua esposizione costantemente supportata da una base venata da striature classiche — insieme a “L’Androgyne” e la successiva “La Sirène” dal canto loro esaltano l’abilità compositiva di Vaehron nel creare tracce stratificate che non risultano pesanti e inconcludenti. Mettere troppa carne al fuoco è sempre un rischio, tuttavia il Nostro ancora una volta ha trovato il modo di amalgamare al meglio i mille e più pensieri che gli ruotano in testa, tramutandoli in note.
Nom D’Une Pipe! si evolve in maniera improvvisa ed è evidente che all’artista interessi poco seguire schemi o sentieri battuti e ribattuti, avendo una sua strada non del tutto personale ma definita che percorre ormai da tempo ed è consapevole di correre il rischio di ricevere critiche pesanti, data l’assenza di una forma canzone classica o per la volontà di non dare a colui che si cinge all’ascolto una chiara idea di ciò che potrà ricevere dal disco. Se per alcuni questo è scoraggiante e sinonimo di un puzzle che non si completerà mai, per tanti altri diviene il primo motivo per il quale è opportuno entrare in contatto con questo tipo di proposta. Lo scenario e le emozioni raccapriccianti, incatenanti e spontaneamente folli assumono il ruolo di guide all’interno di un paesaggio che per ognuno sarà differente e proprio per questo capace di far provare un maggiore interesse nei suoi confronti. Arrivando infine all’ascolto dei capitoli conclusivi “Le Choeur Des Valseurs” e “Bonne Bière Et Bonne Chère”, l’istinto e una serie di domande vi faranno immediatamente rimettere nel lettore il cd.
Fra le altre cose va menzionato l’apporto decisamente pregevole offerto dai musicisti ospiti: José al sax e alla tromba, Mireille con le sue incursioni di voce, Leon De La Grosse alla fisarmonica e George e Raymond a curare la parte riguardante la visione poetica. Chi per un verso e chi per l’altro aggiunge quel tocco di classe in più che rende speciale la prova.
Lo so, le mie parole e il tono positivo della recensione faranno storcere il naso a più di uno di voi, ma è una cosa ovvia che lavori di stampo simile dividano l’opinione ed è altrettanto vero che i detrattori dovrebbero comunque prendersi un po’ di tempo prima di lanciarsi nelle solite — e frequentemente sterili — accuse di pochezza o pseudo-inventiva alla cazzo, spesso scagliate contro chi non presenta musica rientrante in un preciso e ben distinto recinto di suoni. I Pensées Nocturnes continuano a produrre arte e coloro i quali ne avessero apprezzato le uscite passate dovrebbero decisamente pensare di inserire nella lista acquisti quest’ultimo disco. Il viaggio privo di un senso preciso di Vaehron ha i suoi perché, a voi scoprire quali siano o quali di essi vorreste fare vostri: buon divertimento!