PERIHELION – Agg
Gruppo: | Perihelion |
Titolo: | Agg |
Anno: | 2019 |
Provenienza: | Ungheria |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 35:53 |
Dai Perihelion potete aspettarvi qualsiasi cosa, tranne che se ne stiano con le mani in mano e vi tirino fuori un disco identico al precedente; o a quello prima ancora, per quel che vale. Il quartetto ungherese ama essere in perenne evoluzione e il suo ultimo album Agg, da questo punto di vista, ne costituisce una prova lampante.
La nostra conoscenza della creatura di Debrecen risale ai primi anni dello scorso decennio e più nello specifico a quando, ancora col nome di Neokhrome, pubblicava Perihelion, album di completa e totale rottura con il passato black-death. A quel punto i Neokhrome sono morti e, dalle ceneri del loro terzo disco, sono (ri)sorti gli omonimi Perihelion; da lì in poi è stato tutto una continua ricerca e sperimentazione sulla via maestra del post-.
La forza di Agg («antico, invecchiato», in ungherese) è quella di essere un disco realmente caleidoscopico. Se definire in maniera univoca il post-rock non è certo facile come distinguere tra gli album belli e quelli brutti dei Metallica, per fortuna si può fare riferimento al sound dei Sólstafir di Svartir Sandar e Ótta, a quello degli Anathema di “Pulled Under At 2000 Metres A Second” o anche a quello di Pirut e Sorni Nai dei Kauan (come in “Parázs”, «brace, tizzone») per farsi un’idea di come suoni il quartetto. Ma non è finita qui.
Il vero problema, perché di un problema si tratta, è che a un ascolto più attento il quarto disco dei Perihelion si rivela essere ben più ricco di sfumature di quanto prevedibile. Se nei modi e negli atteggiamenti generali si intravede l’ombra dei connazionali Thy Catafalque, è in primo luogo la presenza decisa di un basso tanto grosso quanto poco ingombrante (come in “Erdő”, «foresta», o nella già citata “Parázs”) a confermare la mia iniziale sensazione di influenze goth rock e post-punk, sopraggiunte in un primo momento per alcuni echi di Disintegration presenti nell’apripista “Tavasszal A Vadak” («in primavera, il selvaggio»); ipotesi successivamente avvalorata dal riffing delle sei corde.
Come un buon whisky invecchiato almeno un decennio, Agg è ricco di gusti e sensazioni più o meno immediatamente identificabili, sebbene comunque riconducibili a uno spettro ben definito; allo stesso tempo si presenta con quel qualcosa in più che lo rende unico: la più che convincente performance vocale, il cantato in lingua ungherese e le tematiche onirico-orrorifiche nascoste dietro titoli naturalistici e brevissimi testi di matrice quasi ermetica.
Se siete bevitori appassionati di questo tipo di post-distillati, sono certo che troverete l’ultima fatica dei Perihelion decisamente soddisfacente. Nel caso in cui foste ascoltatori-appassionati di Jack Daniel’s, fate come se non avessi detto nulla.
«Álom száll most vád, elvakít, átölel, magába zár, visszahúz, el nem érhet már halhatatlanság!»
«Un sogno ora in dubbio, accecato, abbracciato, ingabbiato, ritirato, l’immortalità è fuori discussione!»
(“Agg”)