PETRALANA – Fernet
Nove anni sono il tempo trascorso dal primo incontro con la musica dei Petralana. La formazione fiorentina finì infatti sulle nostre pagine con il poetico Cadono Le Foglie e vi fa ritorno con Fernet, che non ha nulla da invidiare dal punto di vista musicale quanto testuale.
L’album sembra essere figlio di altri tempi, lontani, sicuramente più puri e terreni. È la storia di Pietro, contadino delle Langhe arruolatosi durante la Seconda Guerra Mondiale, divenuto disertore ed emigrato in America, dopo avere osservato e vissuto gli orrori di quel gigantesco conflitto. I Petralana prendono ispirazione dalla letteratura di Cesare Pavese e di Beppe Fenoglio, musicata come se De André avesse avuto un fruttuoso meeting artistico con Bob Dylan e Capossela. Le note vivono, scorrono e si lasciano ascoltare con semplicità, una semplicità toccante e grigiastra, ricca di contenuto e di umanità, che prende le distanze in maniera netta dall’elementare banalità prodotta in massa dalla gran parte dell’attuale produzione discografica.
Sarebbe ingiusto soffermarsi su un pezzo piuttosto che un altro, anche se dopo vari ascolti non nego di aver riprodotto con insistenza “Acqua Tra Le Mani”, “Sguardo Di Tuono” e “Il Faro”. Il disco va piuttosto vissuto come un libro, nella sua interezza, potendosi addentrare negli atti, nei pensieri e nei desideri del protagonista.
Fernet è un’opera che sa gustosamente di vecchio, un album che è divenuto uno spettacolo teatrale, la cui prima data ufficiale è stata il 7 febbraio presso il Teatro Cantiere Florida di Firenze. Ciò non fa altro che confermare la consigliatissima bontà musicale e intellettuale dei Petralana.