PETRYCHOR / FROZEN OCEAN – Autumn Bridges | Aristocrazia Webzine

PETRYCHOR / FROZEN OCEAN – Autumn Bridges

 
Gruppo: Petrychor / Frozen Ocean
Titolo: Autumn Bridges
Anno: 2013
Provenienza: U.S.A. / Russia
Etichetta: Wolfsgrimm Records
Contatti:

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TRACKLIST

  1. Petrychor – Tomorrow It Will Rain Over Bouville
  2. Frozen Ocean – To Drown In Hoary Grass
  3. Frozen Ocean – Autumn Bridges
DURATA: 23:29
 

Il coinvolgimento che ti prende di sorpresa, il fascino che ti trova impreparato davanti a uno split che tutto sommato ti aspetteresti di liquidare in qualche ascolto e un mite «sì, carino». E invece "Autumn Bridges" è un lampante esempio di classe condensata in pochi minuti e pochissime tracce, appena tre.

"Tomorrow It Will Rain Over Bouville", lungo componimento da oltre tredici minuti, è appannaggio di Petrychor, al secolo Tad Piecka, polistrumentista californiano che in questo progetto sfoga il proprio estro black metal di matrice atmosferica, ma con diversi inserti interessanti. La chitarra acustica riveste un ruolo affatto secondario, con arpeggi spesso in primo piano in netto ma azzeccato contrasto con la base di riff distorti e drum-machine che sostiene l'intero brano. La stessa chitarra elettrica, nella parte centrale, si lancia in una trama molto particolare, distaccandosi dal corpus di riff zanzarosi e seguendo inaspettate tonalità vagamente arabeggianti. L'operato dell'Americano vira esplicitamente al folk acustico che tanto deve agli Stati Uniti e — nonostante la produzione del pezzo sia ben lontano dall'eccellente — il contenuto è variegato, magnetico e personale. Una piacevole scoperta.

La seconda parte di "Autumn Bridges" è invece opera del già noto Vaarwel e del suo progetto Frozen Ocean: rispetto a quanto sentito su "A Perfect Solitude", però, il Russo suona qui molto più concreto e ispirato. La sua caratteristica principale rimane quella di ripetere quasi ipnoticamente i riff all'infinito, di comporre brani tendenzialmente strumentali (giusto qualche parola in "To Drown In Hoary Grass" e nient'altro) e molto orientati alle melodie post-rock, ma questa volta il risultato è ben più che apprezzabile. Soprattutto la canzone che porta il titolo dello split, con le sue forti riminiscenze dell'Alcest periodo "Souvenirs D'Un Autre Monde", stupisce positivamente: riff emotivi, una struttura più varia e addirittura l'incursione di uno spregiudicato sintetizzatore, tanto sorprendente quanto naturalissimo nell'economia generale. Inaspettato, quindi graditissimo.

Venti minuti di black metal accessibile, d'atmosfera, melodico e d'impatto.