PEURBLEUE – La Ciguë
Peurbleue è un gioco di parole tra l’esclamazione di stupore parbleu e l’unione di peur (paura) e bleue (il colore blu). È quindi del tutto coerente che ogni elemento del digipak di questa nuova produzione LADLO verta sui toni del blu, così come non sorprendono le frasi sul retro del booklet, «La peur est là! Vive la peur!», all’incirca «La paura c’è! Viva la paura!», un po’ dichiarazione di intenti un po’ coro da stadio per disagiati.
La Ciguë è invece la cicuta, la pianta velenosa il cui estratto causò la morte di Socrate, condannato alla pena capitale dagli ateniesi. Ancora oggi, l’immagine di bere la cicuta rappresenta la scelta coerente e moralmente retta e alta, per quanto dai risultati nefasti. Di moralmente retto e alto, nel debutto dei Peurbleue, invece, sembra esserci ben poco, anzi il duo francese pare ben più legato a tutto ciò che c’è di corrotto e abietto nel mondo che non agli insegnamenti socratici.
La Ciguë è un insieme di frammenti rumoristici, che di black metal hanno abbastanza poco e si rivelano piuttosto disturbanti. Mai sopra le righe, il disco serpeggia e striscia e si insinua negli anfratti più oscuri, richiamando nomi come Gnaw Their Tongues, Diagnose: Lebensgefahr (il progetto di rehab di Nattramn dei Silencer) o, per rimanere in terre transalpine, Spektr e certe cose dei Blut Aus Nord. Purtroppo però, rispetto a tutti i nomi elencati, ai Peurbleue manca un po’ di verve, quel guizzo che permetta all’album di lasciare una traccia che vada oltre il diffuso senso di inquietudine.
Sakrifiss (testi e voci) e Jcex (strumenti, registrazione e produzione) hanno delle intuizioni discrete, ma mancano ancora di una chiarezza di intenti, e La Ciguë è più forma che contenuto. Purtroppo nel mondo della musica industriale e del dark ambient fare dischi di genere, senza una cifra stilistica sufficientemente personale, è piuttosto rischioso, pena giungere letteralmente a registrare rumori e lamenti fini a se stessi. Quindi bene per le atmosfere, bene anche per l’estetica (tutte le foto che corredano il libretto, di per sé innocue, instillano un discreto disagio quando rapportate alla musica), ma sulla concretezza di fondo i Peurbleu devono lavorare ancora un po’.