PHAITH – Redrumorder | Aristocrazia Webzine

PHAITH – Redrumorder

 
Gruppo: Phaith
Titolo:  Redrumorder
Anno: 2011
Provenienza:  Italia
Etichetta: Drop Down Music
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TRACKLIST

  1. War Morning 2.12
  2. Another Heart To Hurt
  3. Factory Of Enemies
  4. 12 Wings
  5. Rorschach
  6. Videodrome
  7. Deep In The Human Soul
  8. Blessed Is The Pain (Monsoon)
  9. Death Is Pornography
  10. How Many Bullets
DURATA: 58:00
 

Ci sono volte in cui la sovraesposizione di un prodotto cela in realtà una sostanza poi non qualitativamente rapportabile con la pubblicità ottenuta, questo è il caso dei Phaith e del loro "Redrumorder". La band bellunese è di quelle che la gavetta se l'è fatta passo dopo passo, live dopo live, lasciandosi alle spalle un ep, un bootleg e il palco condiviso con artisti quali Atrocity e Doro.

L'ascolto del loro album è però lungo, pesante e non purtroppo per una questione di suono, evidenzia come siano ancora alla ricerca di quel qualcosa che possa dar loro la possibilità di avere una porta d'ingresso nel mondo metal, facendoli uscire dal calderone delle formazioni ancora incompiute.

Suona massiccio, suona troppe volte prolisso e quasi implosivo "Redrumorder", ha talmente tanta carne al fuoco che in alcuni momenti ci si chiede dove vogliano andare a parare, divenendo macchinosi e sterili. A reggere la situazione sono i pezzi dalla verve più decisa e diretta come "Blessed In The Pain (Moonson)", rocciosi alla "Another Heart To Hurt" e lo sarebbero anche "War Morning 2.12" e "How Many Bullets" se la prima inizialmente non tendesse a complicarsi la vita e la seconda non si perdesse dietro costanti elucubrazioni.

Un'occasione mancata, peccato perché la solistica riesce a essere discretamente incisiva, si veda l'assolo piazzato in "Videodrome", l'uso del growl non è deprecabile in "Deep In The Human Soul", ma gli arrangiamenti e quelle canzoni che ti fanno venir voglia di canticchiarle e rimetterle su sono praticamente assenti, dovranno riflettere soprattutto sull'inserimento dei ritornelli di sicuro piglio che non per forza debbano rendere la musica più scadente, solo lievemente più accessibile.

Per ora "Redrumorder" si candida a essere un ascolto che si perde nella marea d'uscite odierne, porta con sé una band che ha sì tutte le carte in regola per far bene, ma che deve divenire più fluida e naturale nel proporsi, se succedesse i Phaith acquisirebbero con molta probabilità la chanche di dire la loro ad alta voce. In bocca al lupo ragazzi.