Plebeian Grandstand - Rien Ne Suffit | Aristocrazia Webzine

PLEBEIAN GRANDSTAND – Rien Ne Suffit

Gruppo: Plebeian Grandstand
Titolo: Rien Ne Suffit
Anno: 2021
Provenienza: Francia
Etichetta: Debemur Morti Productions
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TRACKLIST

  1. Masse Critique
  2. À Droite Du Démiurge, À Gauche Du Néant
  3. Tropisme
  4. Part Maudite
  5. Angle Mort
  6. Espoir, Nuit, Naufrage
  7. Nous En Sommes Là
  8. Rien N’Y Fait
  9. Jous, Camarade
  10. Aube
DURATA: 50:26

Dopo cinque anni di silenzio, sono tornati a farsi sentire i folli francesi che rispondono al nome di Plebeian Grandstand con Rien Ne Suffit. Il nuovo album è complesso e difficile da digerire, il più difficile della loro carriera sino a oggi, probabilmente. La musica contenuta nelle dieci tracce è frammentata, spezzettata in tante schegge sonore affilate e incoerenti costrette a convivere nello spazio ristretto di singoli brani. L’ouverture dell’opera, d’altronde, lascia già presagire la natura del percorso che seguirà: “Masse Critique” è un pezzo breve di circa due minuti dalla forma libera, confusionaria, senza direzioni precise; è come una delle architetture impossibili disegnate da Escher. E il prosieguo dell’album non è certo molto differente.

Dallo spettro sonoro del quintetto sembra ormai esclusa quasi del tutto quella vena -core dei primi album, siamo ora in pieno reame dell’industrial black metal più avanguardistico. I Plebeian Grandstand se ne sbattono di schemi, regole e pregiudizi, in questo molto simili agli Igorrr (i quali forse se ne sbattono leggermente di più, sottolineo il forse), e producono ben dieci pezzi imprevedibili nei quali ogni secondo è un potenziale colpo di scena. Con la fascinazione per il black metal a fungere da stella polare, Rien Ne Suffit non si muove entro confini prestabiliti, anzi spingendosi ancora oltre si può affermare che non si interessa di essere musica. Pezzi come l’amorfa introduzione già citata, “Tropisme” dalla trazione elettro-noise o l’etereo drone-noise di “Nous En Sommes Là” difficilmente trovano corrispondenze con esperienze musicali precedenti.

I Plebeian Grandstand paiono mossi dalla sola esigenza di essere estremi e di far emergere un disagio esistenziale, vera linfa vitale del disco. Rien Ne Suffit è un album doloroso, in entrambi i sensi: come espressione di sofferenza e come sua causa, ai danni del pubblico. È difficile da ascoltare, perché composto da suoni sgradevoli e acidi, come “Espoir, Nuit, Naufrage”. La chitarra produce arpeggi arrugginiti e sbilenchi, simili a quelli dei più dissonanti e terrificanti Blut Aus Nord in Thematic Emanations Of Archetypal Multiplicity, mentre lo scream di Adrien Broué è espressione di orrore e disgusto. Il basso invece è una melma viscida e schifosa, la batteria si limita a scandire un tempo lento e angosciante.

Anche i testi sono uno strumento di dolore, manifestazione di profondissima sofferenza sin dai primissimi versi dell’album: «Scrute ces corps tristes / Livrés au hasard / Tous coupables / De cultiver l’espoir» («Guarda questi corpi tristi / Abbandonati al caso / Tutti colpevoli / Di coltivare la speranza»). Un pessimismo nerissimo permea le parole del disco, dense e intense. Lo stile di scrittura è tagliente e poetico, e pare figlio della prosa spietata di Cioran. Una strofa di “Part Maudite” recita: «Combattre des ombres, tes excès seront miens, heureux qui saura triompher des batailles sans lendemain. Asservis aux nécéssités, aux misérables excès» («Combattere le ombre, i tuoi eccessi saranno i miei, felice è chi saprà vincere battaglie senza futuro. Schiavi delle necessità, dei miseri eccessi»): emerge un senso di oblio della speranza, di totale abbandono all’oscurità d’animo. Sono testi complessi che richiedono una lettura attenta e concentrata, come la musica.

L’esperienza di Rien Ne Suffit è di quelle che lasciano un segno profondo in chi la vive. Oscuro, sofferente e cinico, è un disco che, senza alcuna esitazione, definisco imperdibile. Imperdibile per l’amante della musica estrema; per il cultore del dolore; per il musicofilo avventuriero; per chi è in cerca di qualcosa di unico.