Protector - A Shedding Of Skin

PROTECTOR – A Shedding Of Skin

Gruppo: Protector
Titolo: A Shedding Of Skin
Anno: 1991
Ristampa: 2020
Provenienza: Germania
Etichetta: High Roller Records
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TRACKLIST

  1. Intro
  2. Mortuary Nightmare
  3. A Shedding Of Skin
  4. Face Fear
  5. Retribution In Darkness
  6. Doomed To Failure
  7. Thy Will Be Done
  8. Whom Gods Destroy
  9. Necropolis
  10. Tantalus
  11. Death Comes Soon
  12. Unleashed Terror
  13. Toward Destruction
DURATA: 41:25

C’è del culto, dalle parti dei Protector. Raramente ci capita di scrivere di ristampe da queste parti, ma facciamo volentieri delle eccezioni quando si tratta di andare a (ri)scoprire formazioni perse tra le sabbie del tempo, come nel caso degli autori di A Shedding Of Skin. Formatisi a Wolfsburg nel 1986, i Protector hanno fatto parte di quel movimento che ha reso grande la Germania a suon di schitarrate violentissime e urla dal profondo, passato poi alla storia come thrash teutonico. Insieme a Sodom, Kreator e Destruction, nella seconda metà degli anni ‘80 questi ragazzotti della Bassa Sassonia si erano ritagliati un buono spazio.

Avanti veloce di trentacinque anni, la band ha avuto una vita piuttosto travagliata, tra continui cambi di formazione, trasferimenti e scioglimenti. Solo dal 2011 sembra aver trovato un po’ di serenità, da quando cioè il frontman Martin Missy, trasferitosi a Stoccolma, ha riesumato il gruppo dopo quasi un decennio di inattività con una lineup completamente rinnovata e composta da musicisti svedesi. Da allora, accasatisi dalle parti di High Roller Records, i thrasher hanno ripreso a pubblicare dischi con costanza e determinazione, ma Missy non ha mai dimenticato le proprie origini, e anche il catalogo storico del gruppo è stato ristampato a cadenza regolare.

Lunghissima premessa per arrivare a A Shedding Of Skin, rimesso sul mercato in CD e vinile proprio da High Roller Records dopo qualche anno di assenza dagli scaffali. Difficile trovare parole nuove da spendere su un lavoro vecchio di trent’anni, eppure questo è il classico caso di album che non invecchia mai. I Protector nel 1991 ci arrivarono un po’ con le pezze, dopo molti cambi di lineup e incertezze sul futuro, tanto che A Shedding Of Skin, terzodisco in studio in quattro anni, venne addirittura registrato con una formazione a due membri soltanto: Michael Hasse alla batteria e Olly Wiebel a chitarra, voce e basso. Per intenderci, nemmeno Martin Missy, che avrebbe poi rimesso in piedi tutta la baracca al di là del Baltico, in quel preciso periodo faceva parte di quella che sarebbe a tutti gli effetti diventata la sua band.

Eppure il thrash a quel tempo trascendeva nomi e corpi, e aleggiava sulla grande Germania recentemente riunita come un’ombra. A Shedding Of Skin, essendo stato scritto da mani diverse rispetto a quelle che vergarono le violentissime note dell’EP Misanthropy (1987) o del debutto Golem (1988), è piuttosto diverso da ciò che lo ha preceduto e vira in modo abbastanza convinto verso lidi più death, con una forte influenza a stelle e strisce (il debutto omonimo dei Deicide era uscito un anno prima, per dire). Messo da parte il debito nei confronti di Pleasure To Kill e Persecution Mania, quindi, i Protector provarono a rimescolare le carte con ottimi risultati, finendo con il produrre un album death-thrash semplicemente giusto, che nonostante gli anni e le difficoltà suona ancora fresco e ispirato. Va da sé che se il gruppo di Wolfsburg non ha mai conosciuto il successo dei propri connazionali di cui sopra, oltre che per ragioni di instabilità interna, è perché non ha mai brillato per iniziativa né inventiva; altrettanto vero è che i Protector sono sempre stati dei gregari di lusso, che nella prima parte di carriera non hanno mai sbagliato un colpo, con riff taglientissimi, ritmi al fulmicotone e gusto per le melodie.

A tre decenni precisi dalla sua pubblicazione, A Shedding Of Skin è ancora in grado di gridare forte e chiaro il proprio messaggio contro la società — questo sì, di fortissimo retaggio thrash metal — ed è convincente oggi esattamente com’era convincente all’epoca.